Inter, forse a Chivu serve solo tempo. 109 giorni dopo, non c’è il complesso Champions

“La povertà della proposta tattica e tecnica dell’Inter di Chivu è, ogni partita, peggiore rispetto a quella precedente”. O ancora: “Certo che giocare alla Inzaghi senza Inzaghi per la quarta volta consecutiva è da masochisti”. Non l’hanno scritto fini conoscitori di calcio - o magari sì, non lo sappiamo -, ma i giudici più rilevanti del calcio moderno: gli ordinari del tribunale social. Quelli per i quali Sommer non doveva più vedere il campo, o Thuram finire in tribuna perché aveva sorriso con suo fratello. Quelli che, alla mezz’ora di Ajax-Inter, avevano deciso che era abbastanza. E al novantesimo (giustamente) hanno esultato.
Forse a Cristian Chivu serve solo tempo. O magari no, non gli basterà nemmeno quello. Al 18 settembre, l’unica verità è che una risposta non c’è. Il tecnico romeno non è stato la scelta più semplice da parte della dirigenza e ha accettato una sfida sicuramente allettante, ma che tutti si aspettano perda. L’estate non ha aiutato, almeno non del tutto: tra acquisti molto giovani, permanenze pesanti e ultratrentenni confermati, non si è capito se l’Inter volesse cambiare o meno. È rimasta un po’ in mezzo al guado, con qualche incongruenza nella costruzione della rosa e tutte le basi per essere un’ottima incompiuta. La creatura vista ieri sera ad Amsterdam ha vinto ma convinto solo a tratti: Chivu, intravisto il burrone tra Udinese e Juventus, ha avuto l’intelligenza di mantenere l’approccio inzaghiano, di giocatori che si conoscano tra loro più di quanto non li conosca lui. Difendendo il gruppo - da Sommer in giù - e rimandando grosse rivoluzioni. Nel post partita, ha spiegato le sue motivazioni (“non sono scemo, vado avanti con le mie idee ma senza fare danni”) e viene da dargli ragione. O quantomeno tempo.
109 giorni dopo… Non si può sempre tornare a Monaco di Baviera, quando si parla dell’Inter. Però, ecco, alla prima in Champions dopo quella finale il pensiero ci poteva andare. L’Inter ieri sera è scesa in campo per la prima volta nell’Europa che conta, dopo la batosta col PSG. Gioco o meno, la vittoria certifica una cosa: almeno la Champions non fa più paura.
