L'attacco di Vaciago: "Per ora pensiamo al Mondiale, poi serviranno riforme vere"
All'interno dell'edizione odierna di Tuttosport è possibile leggere un editoriale a firma di Guido Vaciago che, a proposito dell'Italia, scrive: "Ora pensiamo ad andare ai Mondiali. Non è tempo di processi. Pensiamo allo spareggio, perché un terzo Mondiale da spettatori avrebbe devastanti ricadute economiche, di immagine e sociali. Poi, sì, sarebbe anche il caso di ragionare di riforme, di riflettere sul perché per la terza volta consecutiva dobbiamo giocarci l’accesso al Mondiale con gli spareggi, perché la Norvegia può permettersi di ribaltarci a Oslo e umiliarci a domicilio, in quel Meazza che, al tramonto della sua gloriosa esistenza, non meritava di ospitare un tale scempio della nostra storia".
Sulla mancanza di riforme: " Nessun ha fermato l’inesorabile declino, perché tutti sono troppo impegnati a difendere il proprio orticello, a condurre battaglie del grano senza accorgersi che il grano sta finendo. La politica sportiva è diventata politica tout court, quindi tanta lotta per il potere e poco governo, fotografia mestamente fedele di un Paese in costante campagna elettorale, quindi incapace di varare piani a lunga scadenza o prendere decisioni che non creino un effetto immediato, anche solo di stupore o polemica. Intanto, il calcio italiano ha un cronico problema nella produzione di calciatori di alto livello. Un problema le cui responsabilità vanno divise fra club, leghe e Federazione".
Poi l'attacco alla Lega Serie A: "Hanno pensato quasi esclusivamente ai soldi, ma invece di ragionare su come farne di più, hanno costantemente litigato sul come dividersi quelli che, via via, diminuivano. La spasmodica ansia di vendere il prodotto ha travolto qualsiasi progetto per migliorarlo creando valore, non solo ricchezza. Per dire: la Liga ha un programma di sviluppo dei settori giovanili, con il quale incentiva la costruzione di strutture, vigila che siano produttive, oltre che adatte a far crescere degli uomini non solo dei calciatori, e sulla base alla loro efficienza distribuisce una parte dei soldi dei diritti tv. Noi passiamo intere giornate a litigare su anticipi e posticipi. La Figc ha parlato per anni di riforma dei campionati, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di applicarla, quella riforma, per paura di perdere voti. Così il carrozzone del calcio italiano trascina cento club professionistici e, negli ultimi 25 anni, ne ha visti fallire 185, senza arrendersi all’impossibilità economica di reggere un sistema così strutturato. È una versione distorta della metafora del calabrone che non potrebbe volare, ma non lo sa e vola lo stesso. Cioè: il sistema dei campionati sa benissimo di non potersi reggere, ma continua a fingere di non saperlo nella speranza che gli vada come al calabrone, salvo schiantarsi miseramente ogni anno e ritentare l’anno successivo, senza riforme, ma rimescolando gli uomini: un ct nuovo, una vecchia gloria da sbandierare nel Club Italia e l’annuncio di un grande piano per i giovani, da sottofinanziare fino all’estinzione".













