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Spalletti: “Come commissario tecnico non sono praticamente riuscito a dare niente”

Spalletti: “Come commissario tecnico non sono praticamente riuscito a dare niente”TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 00:41Serie A
di Lucio Marinucci

Ospite nella trasmissione "#Nonsolomercato" in onda su Rai 2, mister Luciano Spalletti ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni, soffermandosi ancora sul suo percorso come CT dell’Italia.

Come stai vivendo questo momento post avventura Azzurra?
“Purtroppo è una cosa che non passa e che non mi passerà mai, anche perché io faccio ancora le cose per sentimento. La Nazionale per me è stato un momento in cui mi sembrava di essere in Paradiso. Ce l’ho messa tutta, ma non sono praticamente riuscito a dare niente. Sono dispiaciuto soprattutto per quelli che si aspettavano delle cose importanti per risultati e sviluppo di lavoro. Non essendoci riuscito mi prendo le responsabilità di quello che è successo.
La Federazione mi è stata vicina e mi ha dato la possibilità di lavorare nel miglior modo possibile, ma purtroppo è andata così. Ribadisco che questa cosa non mi passerà perché nulla mi scivola addosso, ma tutto mi consuma”.

Il livello del calcio italiano com’è messo in questo momento? Siamo effettivamente in calo?
“Secondo me assolutamente no, anche per quello che abbiamo fatto vedere nel confronto europeo. I calciatori che ho scelto poi li risceglierei ancora. Ciò che deve rimanergli è la stima di sapere che sono dei grandi giocatori. Li ho osservati in tutte le loro qualità e posso dire di aver avuto una Nazionale forte. Ora andrò curiosamente a guardare le convocazioni di Rino Gattuso, a cui faccio in grosso in bocca al lupo.
Ad ogni modo io sono uno di quelli che dicono che il calcio è semplice, ma bisogna dedicargli tempo. È vero che il tempo diventa un’invidia talvolta per quanto riguarda la possibilità di allenare la Nazionale, ma poi la caratteristica che ho riconosciuto è quando si riesce a creare un rapporto con i giocatori. Tutte le volte che abbiamo vinto qualche titolo infatti è perché si era creato un rapporto tra mister e giocatori. Io non sono invece riuscito a fargli sentire il bene che gli volevo”.

Gattuso centrerà la qualificazione?
“Assolutamente, ce la farà. L’ho sentito perché mi ha telefonato e ci ho scambiato un paio di battute. Ci stimiamo anche molto, perché è un passionale e uno che dedica molto tempo al lavoro che fa. Gli faccio un in bocca al lupo”.

Cosa ti aspetti dagli allenatori di Serie A quest’anno?
“Se penso al prossimo campionato credo che le solite note saranno quelle che si daranno battaglia per la vittoria finale. Intendo Napoli, Inter, Milan e Juventus, anche se spero ci possa essere qualche squadra che possa inserirsi come Roma e Lazio. Sono contento poi che siano tornati Sarri e Allegri, che stimo tantissimo. In più sono curioso di capire cosa farà Gasp in una piazza come quella di Roma. Il Napoli poi oltre ad aver vinto il campionato ha creato i presupposti per mettere delle basi importanti. La società ha lavorato benissimo e la vedo leggermente favorita rispetto alle altre. Molte cose però possono venire fuori come”.

Per il futuro personale cosa c’è all’orizzonte?
“Quello che sarà lo attendo con assoluta tranquillità. Se penso a ciò che mi è successo e alla brutta figura che ho fatto credo che debba presentarsi qualcosa di clamoroso. Ho bisogno di ricreare un clima d’affetto, di essere compatto con i miei calciatori. E poi di fare risultato, perché nel calcio ciò che conta è quello. Ho imparato anche nuove cose da allenatori emergenti. Il calcio è semplice, ma la semplicità è un punto di partenza e non di arrivo”.

Quale giovane emergente ti avrebbe fatto comodo convocare come CT?
“Qualcuno lo avevo anche convocato, come Leoni. Pio Esposito l’ho guardato giocare e mi fa ben sperare per il futuro. Per il mio corso di CT ho un cruccio, ossia di non aver portato nessuno dalla Serie B. Tornando indietro chiamerei qualcuno dalla cadetteria”.

Retegui lo convocheresti ancora nonostante sia andato in Arabia Saudita?
“Ormai bisogna essere aperti a tutto, perché non possiamo scartare niente dato che non ci sono tanti calciatori convocabili. Prima si poteva scegliere tra cinquecento giocatori, mentre ora tra cinquanta. Permettersi il lusso di lasciar fuori chi ha fatto delle scelte singolari non è concepibile”.

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