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Non solo Conte. Lo staff dell'Inter ripercorre il trionfo Scudetto tra aneddoti e retroscena

sabato 8 maggio 2021, 00:53I fatti del giorno
di Giacomo Iacobellis

Giornata di festa in casa Inter, dove mister Antonio Conte ha lasciato spazio al suo staff nella consueta conferenza stampa della vigilia per presentare la sfida contro la Sampdoria. Su TMW, a seguire, vi riproponiamo così le dichiarazioni principali di tutto il team di lavoro che ha contribuito alla vittoria dello Scudetto.

Si parte dalle emozioni, con Stellini."Comincio io, è stata una grandissima emozione per il periodo difficile che abbiamo attraversato. Non siamo stati vicini ma lontani, perché non eravamo insieme quando abbiamo vinto lo Scudetto. Nel momento in cui c'è stato il fischio finale di Atalanta-Sassuolo è stata un'immensa gioia".

Parla Pintus, il fitness coach."Ho associato questa vittoria alla nascita dei miei due gemellini, qui in Italia a Como. È stato emozionante pensare a questo, pensando ai nostri giocatori che si sono messi a disposizione al 100%. Pensavo a queste due cose e ciò mi ha colpito moltissimo".

Il collaboratore tecnico Paolo Vanoli. "Per me è sempre stato un sogno, perché da piccolo ero interista. Per me è stato motivo d'orgoglio, faccio i complimenti ai giocatori che sono la parte principale, insieme al mister".

Infine il fratello di Conte. "Non ci si abitua mai, dietro a ogni vittoria c'è un grande lavoro, una cultura che il mister ci inculca, sia con lo staff che con i giocatori. Questa vittoria va dedicata ai tifosi, alla società, ai giocatori che hanno dato seguito alle direttive del mister per raggiungere l'obiettivo. C'è una grande cultura".

Il preparatore atletico Stefano Bruno. “Descrivere l’emozione non è facile, per me è stata una grandissima emozione perché sono interista sin da bambino, sono arrivato qui nell’ultimo anno. È stato un percorso difficile per raggiungere questo traguardo, quando capisci cosa c’è dietro una vittoria è qualcosa di davvero emozionante. Il merito è di tutti, di chi lavora all’interno della società. Vincere comporta tanto sacrificio, stando dentro sai quanto sacrificio c’è”.

Il fitness coach Coratti: “Io faccio fatica a descrivere le parole in questo momento. Voglio ringraziare tutti i ragazzi e il mister per avere provato questi sentimenti così forti e importanti”.

Il preparatore dei portieri Bonaiuti. “Dopo un anno, qui all’Inter, dove abbiamo sofferto, siamo riusciti a raggiungere questo traguardo incredibile. Da bambino ognuno sogna di vincere uno Scudetto… Trasmettere l’emozione è molto difficile. Ti viene in mente il traguardo in campo, fuori. Condividerlo coi tifosi è stupendo”.

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Qual è stato il segreto per gestire un gruppo per un periodo così lungo?

Pintus: "Questo successo è frutto della prima stagione. Abbiamo cercato di seguire, mettere in pratica il ritmo imposto dal mister già dalla stagione scorsa. Abbiamo cercato di sfruttare il periodo di lockdown per potere lavorare a casa. Abbiamo fatto un lavoro ogni due giorni, ci riunivamo via zoom con la squadra. Speravamo di mantenere la condizione, almeno non perderla. Per quanto riguarda il post lockdown, quando siamo tornati, non abbiamo fatto una vera e propria preparazione. Durante la stagione agonistica abbiamo cercato di sfruttare qualsiasi momento con lavori individuali con i giocatori. C’è stato sacrificio da parte degli stessi, allenarsi alle 11 di sera dopo una partita di Champions e di campionato non è molto facile. Sicuramente il lavoro di prevenzione, fatto dopo il giorno post partita, nonché il lavoro del nutrizionista è stato determinante".

Coratti: "Non è stato un momento particolare che ci ha portato a ottenere questi risultati. È stato il lavoro giornaliero, costante, per migliorarci giorno per giorno. Il periodo da dedicare alla parte atletica ha fatto sì che giornalmente trovassimo spazio per essere più performanti possibili".

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È difficile gestire Antonio da fratello? Risponde Gianluca Conte. "Era una partita importante quella contro la Fiorentina, era un momento concitato e mi ha strappato il microfono. Lui è un passionale, sappiamo benissimo che se potesse scendere in campo insieme ai ragazzi sarebbe il dodicesimo uomo. Lui era un leone in gabbia lì. È fatto così, ha questa passione che lo travolge. Con il problema del Covid è stata una vittoria sofferta. Ogni vittoria ha un'emozione diversa, tutte quante sono sempre frutto di un grande lavoro dietro".

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Sulla fase difensiva, Paolo Vanoli. “C’è sempre un confronto tra di noi, poi in ogni staff c’è un lavoro preciso che ci dividiamo. Nessuno è specifico per una cosa o per l’altra. Io seguo la fase difensiva, ma il merito è dell’allenatore. Quello che devo fare io è far crescere il singolo, a volte si parla di una facilità di giocare con una difesa a tre: non è semplice, ci sono concetti e obiettivi da raggiungere. I tre difensori che hanno giocato con continuità… È una scelta del mister, noi alleniamo tutti alla stessa maniera. Le soddisfazioni maggiori è che quando entra un giocatore al posto di un altro riescano a portare avanti un concetto. Poi per le scelte c’è un allenatore. Paragonare i giocatori ad altri, come la BBC, non è mai bello e non ci interessa. Ci serve far crescere i ragazzi come Bastoni, oppure Skriniar con i problemi della difesa a tre”.

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Su Handanovic, Paolo Bonaiuti. "È stato un percorso lungo. Vincere è qualcosa di diverso non è come raggiungere numeri personali. Arrivare a questo obiettivo è il coronamento per tutto quello che è stato fatto in tutti questi anni. Ti puoi guardare indietro e dire che è il frutto per arrivare a questo obiettivo".

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Su quanto è cambiato Antonio Conte da Bari, Stefano Bruno. "Io ho iniziato con il mister, di pari passo, la mia carriera. Era il 2007, io ero a Livorno e lui ad Arezzo. Siamo stati insieme a Bari, anche per lui erano le prime esperienze. Lui doveva iniziare un suo percorso, aveva voglia di arrivare e lo diceva sempre. Aveva bisogno di stare sul campo e provare certe situazioni per poi capire come raggiungere i suoi obiettivi. Certamente oggi non è l'Antonio Conte di 13 anni fa, sotto alcuni aspetti. La sua ossatura la mantiene sempre uguale. Lui ha sempre lavorato prima, ancora oggi lavora sempre per vincere, unico risultato. Ora è cambiato per l'esperienza, per gli anni, come capita per tutti quanti. Ci dà qualche pizzico sulla pancia in più, tutto va a fine di bene".

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Sulla stagione, Paolo Castelli. "Sono stato chiamato in prima squadra per un caso fortuito. L'impatto è stato forte, allenare il settore giovanile è una cosa, dei portieri paragonabili a una Formula 1 è un'altra. Devo ringraziare Adriano (Bonaiuti, ndr) per il suo supporto, anche quando non c'era. Come cercano la perfezione in allenamento, a questi livelli contano i dettagli. Con i grandi si va a lavorare sul particolare".

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Due domande a Cristian Stellini. Qual è stato il momento migliore da vivere? "Non c'è stato un momento in particolare, è stato come vedere un obiettivo lontano e raggiungerlo piano piano. Tu sai che c'è l'obiettivo, che lo raggiungerai, tutto quello che viene fatto è in funzione di quello. Lui è bravissimo, trascina tutti fino all'obiettivo, fino allo Scudetto".

Ha dato lezioni di interismo a Conte? "Il mister sapeva benissimo, sin dall'inizio, che sono tifoso da quando sono nato. Quindi questa emozione di approdare all'Inter gliel'ho mostrata subito. Sono nato in queste zone, sprizzavo gioia da tutti i pori, ha capito subito cosa significava per me lavorare all'Inter, con un mister come lui. La mia preoccupazione iniziale non è stato solo trasferire al mister cosa volesse dire essere interista, ma anche far capire all'interista cosa volesse dire avere Antonio Conte come allenatore. Questo è stato un lavoro che poi è venuto naturale, questa è una società a cui serviva un vincente, con una mentalità vincente".

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Cosa ha di straordinario Lukaku? Risponde Pintus. "Devo dire che la caratteristica peculiare che ha è la fisicità, pesa più di 100kg, di muscoli, ha una potenza davvero impressionante. È assimilabile a un giocatore di football americano, quando parte è difficile fermarlo. Ha migliorato molto l'aspetto della resilienza, della resistenza allo sforzo, adesso sta diventando un atleta completa. Anche tutti gli altri ragazzi sono migliorati molto".

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Per Gianluca Conte, si sente più tranquillo quando vede Antonio in panchina? "Come detto prima, meglio stia in panchina. Per la passione che ha e per quello che trasmette ai calciatori".

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Su Christian Eriksen, risponde Stellini. "Il percorso che ha fatto all'Inter è quello che hanno fatto tantissimi atleti, bravissimi, di talento, ma che arrivano da campionati differenti e che hanno bisogno del tempo per capire quali sono le esigenze di un calciatore. Devono imparare alcuni aspetto del gioco del calcio per come lo approcciamo e necessita in modo naturale di tempo. Lo abbiamo sempre supportato sotto ogni punto di vista, il mister con le sue direttive, noi con i nostri consigli e riunioni individuali che facciamo noi tutti, sapendo che sarebbe arrivato il suo momento. Ha dato un contributo decisivo, entrando in un meccanismo che non si deve fermare".

Qual è la differenza fra il ruolo di vice quando il mister non c'è? "Chiaramente le mie pressioni quando mi sono trrovato a dover gestire da bordo campo una partita sono aumentate. Mi dovevo approcciare e far capire cosa cercava il mister all'interno della gara, lui è molto presente durante le partite. La sua non presenza poteva essere un handicap".

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Sulla preparazione della partita, Gianluca Conte. "Noi lo facciamo insieme a tutto lo staff, anche i ragazzi del match analysis ci danno una grossa mano, stanno tante ore davanti al computer per analizzare e trovare le giuste immagini per trovare benefici per studiare l'avversario. Cerchiamo un attimino di trovare delle idee, delle indicazioni che il mister può avallare o bocciare. C'è un'unità di intenti da parte nostra, collaborazione totale, cercando la giusta soluzione. C'è un feeling che negli anni si è consolidato, è accresciuto sempre di più. La preparazione della gara viene presentata in una certa maniera, con le sue scelte e le sue idee.

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Sull'allenamento, Pintus. "Il ruolo chiaramente si è evoluto negli anni, ritengo però che non bisogna nemmeno cambiare troppe cose, per me sono ancora molto importanti i fondamenti base della preparazione fisica: resistenza, velocità, forza. Non è nemmeno giusto dire che tutto quello che si faceva 20-30 anni fa non si possono più fare. Una cosa che è cambiata è la specializzazione, anche noi nel nostro staff siamo divisi nei compiti".

Guarda il video in calce con tutte le parole dello staff di Conte!

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