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Un altro Simone Inzaghi, persino sborone. Forse è proprio quello che serve all'Inter

Un altro Simone Inzaghi, persino sborone. Forse è proprio quello che serve all'InterTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 30 settembre 2022, 15:06Il corsivo
di Ivan Cardia

"Dove vado io si dimezzano le perdite, aumentano i ricavi e arrivano i trofei: questa è la mia storia". Sarà il momento delicato dell'Inter, ma Simone Inzaghi gonfia il petto. La gara con la Roma, domani a San Siro, è delicatissima per tutta una serie di ragioni: è la prima di un piccolo ciclo in cui i nerazzurri si giocano buona parte della stagione. E ancora: è il quarto big match, il terzo in campionato, e finora l'Inter li ha persi tutti. Ultimo non ultimo: il tecnico piacentino ci arriva senza Brozovic e senza Lukaku, il cervello e il bomber di una squadra che sinora non ha sempre messo in vetrina il prima e non ha ancora (ri)trovato il secondo. È la gara da cui si aspetta una reazione, di orgoglio, di prestazione e possibilmente anche di risultato, come ci ha tenuto a far presente anche la Curva Nord ad Appiano. Una reazione, intanto, è arrivata.

Un altro Inzaghi, persino sborone. A parte il riferimento alla carriera, l'incontro con la stampa pre-Roma è stato di quelli inediti nei toni, almeno rispetto allo stile comunicativo a cui ci ha abituato l'ex Lazio. Sempre posato, a volte ai limiti del banale: da cronisti, ma pure da appassionati di calcio, solitamente certe uscite ce le si aspetta da un Allegri o uno Spalletti, tanto per fare due nomi. E invece, a sorpresa Inzaghi: la sparata - peraltro oggettiva - di cui sopra, ma pure il riferimento esplicito ad alcuni singoli ("Asllani titolare") o a infortuni che finora erano trapelati soltanto a livello di indiscrezioni, come quello di Gagliardi, reduce da due giorni senza allenarsi per esplicita ammissione del tecnico. Che, del resto, dopo due settimane a essere considerato lo scemo del villaggio, ci ha tenuto a ricordare che forse le cose non stanno proprio così.

È quello che serve all'Inter? Probabilmente sì. In una stagione iniziata male, a volte, bisogna anche tirar fuori l'orgoglio. Non è, quella nerazzurra, la squadra vista finora, così come non è Inzaghi l'allenatore incapace di ritrovare il bando della matassa descritto troppe volte. È questo, con ottime probabilità, il messaggio che ha voluto mandare. Una sorta di sferzata, ma di quelle positive, nei confronti della squadra: ricordatevi chi siete, perché io mi ricordo benissimo chi sono. Il tutto, va detto, andrà ribadito sul campo. È il giudice ultimo di ogni parola, di ogni intento, anche di tutto ciò che c'è stato prima, negli anni e nei mesi: quando la gara inizia non conta nulla, se non il risultato finale.

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