A star is born: le due settimane indimenticabili di Francesco Pio Esposito

L’hype è alle stelle, eppure Francesco Pio Esposito se lo scarica di dosso con una scrollata delle sue spalle larghe. Lo fa con una conclusione da nove puro. Istinto e potenza, il terzo gol all’Estonia è tutto quello che chiedevamo da anni a un centravanti della Nazionale. Anche perché è arrivato a pochi minuti da una giocata altrettanto bella, con cui il giovane centravanti dell’Inter e dell’Italia aveva mandato in porta Spinazzola, salvo vederlo addormentarsi sul pallone.
La conclusione di controbalzo alle spalle del buon Karl Jakob Hein è anche la seconda prima volta nel giro di quattordici giorni. La prima gioia azzurra, esattamente due settimane dopo - il 27 settembre scorso - aver trovato la prima marcatura in Serie A. Dall’Under-17 in poi, non c’è una categoria delle rappresentative azzurre in cui il ragazzone classe 2005 non abbia segnato. Tutto rigorosamente con una costante: giocare sotto età, come fanno i predestinati.
A star is born. E forse non c’è nemmeno da andarci troppo piano. Oggettivamente, l’inizio di stagione è sembrato dedicato a San Pio: in casa Inter sono così sicuri di avere tra le mani un campione da aver contagiato l’intera Italia, appesa da (almeno) un decennio alla flebile speranza di costruire nei suoi scarni vivai un craque di livello mondiale. Delle aspettative, Pio pare farsene un baffo: l’esaltazione non è eccessiva, se ogni volta che va in campo riesce a fare qualcosa che resti negli occhi e che alimenti ulteriori belle speranze. Sembra esserci un solo rischio: che, a vent’anni e col mondo ai suoi piedi, si monti la testa. “Ha la capoccia giusta, non c’è pericolo”, ha detto Gennaro Gattuso, che da ct ha ancora tanto da dimostrare e molte sfide da vincere, ma di campioni ne sa qualcosa.
