Castroman attacca Mancini: "Alla Lazio ho vissuto ingiustizie, non mi parlava in faccia"
Lucas Castroman, ex centrocampista della Lazio tra le altre, ha rilasciato un'intervista a TV Play nel corso della quale ha ripercorso la sua carriera in biancoceleste, soffermandosi anche sulle varie figure che ha avuto a guidarlo dalla panchina, da Eriksson passando per Zoff e soffermandosi anche su Roberto Mancini, ex ct dell'Italia oggi alla guida dell'Arabia Saudita: "Ogni tanto vengo a prendere un caffè e c’è sempre un laziale che me lo vuole offrire. Sono stati giorni bellissimi a Roma".
Racconta Castroman di quel celebre gol nel derby: “Fu un sogno. Ero in panchina e perdevamo 2:0. Avevo voglia di entrare e ci credevo. Mancavano 20 minuti e Zoff mi fa entrare. Ogni pallone che prendevo volevo saltare tutta la Roma e fare gol. Ho provato a trascinare la squadra e abbiamo spinto. Segnò un gol incredibile anche Nedved. Ci abbiamo creduto fino alla fine, quello era il terzo corner di seguito e pensai che se fosse arrivato il pallone avrei dovuto tirare subito. Era finita e vidi arrivare quel pallone e pensai “è questo”. Colpii la palla che attraversò i piedi di tutti e sapevo già come sarebbe andata. Ho ancora i brividi. È nella storia della Lazio”.
Come sono stati i primi passi di Castroman alla Lazio? “Fu difficile all’inizio alla Lazio perché mi aveva chiesto Eriksson ma quando arrivai c’era Zoff. Si è rivelato però una persona magnifica. Ho dovuto convincere anche lui ma è stato bravissimo. Il resto è storia”.
Su Eriksson, alle prese con una grave malattia, Castroman parla così: “Il pensiero è di lottare fino alla fine, come ha fatto Mihajlovic. Pregherò la Madonna dall’Argentina anche per lui. Finché uno ha il cuore aperto deve lottare. Queste malattie purtroppo ci sono e nessuno è libero di nulla. Auguro il meglio e di non soffrire. Anche se non l’ho conosciuto lo abbraccio forte”.
Conclusione su Mancini, figura traumatica per il giovane Castroman: “Aveva un altro pensiero in testa riguardo la Nazionale. Non so cosa sia successo, ma ormai per la mia esperienza è un fatto dimenticato. La cosa più brutta è che sono dovuto andare via dalla Lazio. Io mettevo il cuore su tutto, avevo 23-24 anni, ma non andavamo d’accordo. Ho vissuto tante ingiustizie. Mi sono sentito come un cellulare, quando esce l’ultimo modello. Esce l’iPhone 15 e mi sono sentito come il 5, ma Mancini non mi ha detto le cose in faccia, siamo persone diverse. Se allenerò una squadra sarò sincero con tutti i giocatori dal primo momento. Io sono fatto così, ma il calcio no. Pure in Argentina o in Messico alcune cose non sono andate bene. A volte anche cose personali che vanno oltre il calcio, in quei casi andavo oltre e ricominciavo”.