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Como, Suwarso: "Rifiutata offerta dall'Arabia l'1 settembre per un esterno. Diao? Intuitelo"

Como, Suwarso: "Rifiutata offerta dall'Arabia l'1 settembre per un esterno. Diao? Intuitelo"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Alessio Del Lungo
Oggi alle 18:38Serie A
Alessio Del Lungo

Mirwan Suwarso ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sky Sport Insider, parlando del progetto del Como, di cui è presidente, e di come può una persona come lui goderselo: “È difficile, perché ora il mio lavoro è più complicato: il mio obiettivo è fare dei profitti. Ed è molto più difficile di quanto sembri. Spendere soldi è facile, ma per ogni dollaro speso dobbiamo recuperarne uno. Quindi il mio lavoro diventa sempre più duro. Ma sì, ora lo godo di più. Se vi ricordate, l’anno scorso abbiamo passato tante settimane tra le ultime tre posizioni o appena sopra: era dura ogni settimana. Ora posso respirare. Sto bene. Basta non guardare troppe partite e sto tranquillo (ride, ndr)”.

Tornerete sul mercato qualora qualcuno lasciasse il club?
“Allora sarebbe un’altra storia. Spero arrivi una grande offerta per uno dei nostri giocatori: sono sempre felice di parlarne. L’estate scorsa ne abbiamo ricevute un paio. Una l’abbiamo accettata, ma il giocatore ha rifiutato. L’altra è stata respinta perché era l’ultimo giorno di mercato. Mi hanno chiesto se avrei accettato un’offerta arrivata otto ore prima della chiusura. Ho detto che non potevo. Sono stati comunque rispettosi”.

Possiamo chiederle di chi si trattava?
“Era uno dei nostri esterni. Da un club saudita, sì. Era un’offerta molto alta. Se fosse arrivata prima, avrei detto sì. Ma ho chiesto al giocatore se volesse andare in Arabia Saudita e lui ha detto no. E ho pensato: meno male, perché avrei comunque rifiutato”.

Quindi ha ricevuto un’offerta dall’Arabia Saudita per Diao…
“Vi lascio intuire da soli”.

State cercando un nuovo accordo con il Real Madrid per Nico Paz?
“Non credo serva. Con la clausola di riacquisto, qualsiasi cosa facciamo, il Madrid la manterrebbe. Quindi sappiamo che è un giocatore ‘in comproprietà ideale’, diciamo così. Siamo grati di averlo qui e di poterlo far crescere. Se un giorno il Madrid vorrà riprenderlo, ne ha tutto il diritto. Ma siamo molto felici di averlo con noi, e speriamo che resti a lungo”.

Parliamo ora della partita contro il Milan in Australia, a Perth. Cosa può dirci?
“Credo che la situazione sia ancora quella: la Serie A sta aspettando l’ok da FIFA e dalla Federazione asiatica. Noi supportiamo la Lega: pensiamo sia un bene per il campionato".

Ci sono state proteste dei tifosi, anche di Como. Pensa che si sarebbe potuta gestire meglio questa situazione?
“È stata una decisione della Lega. Quando è stata resa pubblica, era ormai fuori. Noi siamo stati scelti per giocare e abbiamo dato il nostro assenso. Ma non esiste un modo giusto per queste decisioni. Qualcuno sarà sempre d’accordo e qualcuno no. Bisogna guardare al bene collettivo, non solo del club, ma della Lega”.

Per lo stadio ci sono aggiornamenti?
“Stiamo ancora discutendo. Dobbiamo adeguarci alle raccomandazioni della Soprintendenza e rivedere i piani finanziari. Ma onestamente sta richiedendo molto tempo. In ogni caso, non è sullo stadio che prevediamo di ottenere i maggiori ricavi. La nostra priorità ora è la crescita del marchio: il retail, il merchandising. Como è una città piccola, 85.000 abitanti, e lo stadio sarà da 15-17.000 posti. Quindi dobbiamo guardare all’estero. E già ora circa il 40% delle vendite retail proviene dall’estero. Vogliamo far crescere ancora questa percentuale”.

Dove vede il club tra tre anni?
“Dal punto di vista sportivo, è difficile dirlo: il calcio cambia rapidamente. Dal punto di vista economico, invece, vogliamo che Como diventi un brand in grado di generare ricavi indipendentemente dai risultati sul campo”.

È questo anche l’obiettivo della famiglia Hartono, i proprietari?
“Sì. È un progetto unico, il calcio è diverso da qualsiasi altro business. Ogni promozione è come una nuova startup: da Serie D a C, da C a B, e da B ad A. I costi aumentano enormemente e bisogna ricominciare da capo. Quindi, anche se gestiamo il Como da sei anni, in realtà l’attività in Serie A ha solo un anno di vita. Gli investitori lo sanno e azzerano le aspettative a ogni salto di categoria. Ma sono felici, coinvolti e seguono le partite, anche alle due di notte in Indonesia. Dopo ogni vittoria mi scrivono”.

Immaginiamo siano stati felici dopo la vittoria con la Juventus. Le hanno detto qualcosa di particolare?
“Alcuni erano sorpresi, ma il messaggio principale è stato: ‘Non essere troppo felice quando vinci e non troppo triste quando perdi. Tratta ogni giorno come un giorno normale. Misura il progresso, non il risultato’. Mi chiedono sempre: ‘Fabregas ha eseguito il piano di gioco come previsto?’. Se sì, allora va bene, anche senza i tre punti. Nel calcio puoi fare tutto giusto e perdere per un rimbalzo o un errore arbitrale. L’importante è la crescita”.

E lei, personalmente, come è cambiato vivendo in Italia e lavorando nel calcio italiano?
“Ho imparato molto. Non è solo per il calcio italiano, ma per il calcio in generale. Mi vedo con più capelli bianchi (ride, ndr). Ma seriamente, ho imparato a controllare le emozioni, a restare misurato. Il calcio è un business, ma la pressione è enorme. E sopravvivere mantenendo lucidità è difficile, ma mi ha fatto crescere. Per quanto riguarda ciò che lasciamo in Italia, non so. Forse lo potete dire meglio voi. Qui c’è un grande rispetto per la tradizione, e cerchiamo di onorarlo. Non vogliamo cambiare, ma far progredire, rispettando il passato. L’equilibrio tra eredità, tradizione e crescita è la lezione più grande. E credo che l’Italia dovrebbe valorizzare ancora di più la propria autenticità e portarla nel mondo, per far tornare il calcio italiano ai livelli degli anni ’90”

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