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Valentini (ex dg FIGC): "Nessuno si chiami fuori dal flop della Nazionale"

ESCLUSIVA TMW - Valentini (ex dg FIGC): "Nessuno si chiami fuori dal flop della Nazionale"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 25 marzo 2022, 11:08Serie A
di Andrea Losapio

"Nessuno si chiami fuori da questo flop della Nazionale". A tuonare è Antonello Valentini, ex direttore generale della FIGC, il giorno dopo la clamorosa eliminazione dell'Italia contro la Macedonia. "Nessuno pensi di scaricare tutto sulla Federazione e Mancini. Ci sono diversi correi, le responsabilità sono da dividere, quando Gravina parla di Nazionale che dà fastidio ai club dice una cosa sacrosanta".

La giornata di campionato andava rimandata?
"L'Italia non avrebbe avuto la certezza di battere la Macedonia, l'equazione non è quella, però avrebbe dato più tempo a Mancini di lavorare. L'atteggiamento degli ultimi mesi è quello di una Nazionale vissuta come un fastidio. È circondata da disinteresse e diffidenza. I presidenti di A, i dirigenti, gli allenatori, nessuno si deve chiamare fuori da questa situazione che non penalizza soltanto la Nazionale, ma il nostro calcio".

Come fare per cambiare questo status quo? Servirebbero dei premi ai club per chi va in Nazionale?
"I giocatori e i club già incassano dei premi per le presenze, la FIFA riconosce un tot per ogni presenza, mentre la Federazione ha un accordo con l'AIC per assegnare soldi che vengono ridistribuiti. È un problema di cultura sportiva e mentalità, pensavo che il flop di Russia 2018 potesse aprire gli occhi e risvegliare le coscienze a livello dirigenziale, invece la Lega di Serie A continua con un atteggiamento miope, legato solo a business e profitto".

Con i conti in rosso.
"Senza ricordarsi che fra l'altro le nostre prime quattro squadre del campionato italiano sono fuori dalle coppe, pur imbottite da stranieri. Non vinciamo dal 2010, quando Mourinho ha fatto il Triplete. Invece di ragionare su questo e sulla valorizzazione, sulla crescita, sugli investimenti, si continua a sperperare in operazioni di mercato, per l'acquisto di stranieri a volte di seconda fascia, con tanti giovani italiani in panchina".

Colpa del Decreto Crescita?
"È una decisione sbagliatissima, per lo sport ma per il calcio in particolare. È controproducente, si va in una direzione opposta. Il Decreto Crescita ha l'obiettivo sacrosanto di recuperare cervelli in fuga per medicina, ricerca, tecnologia, ingegneria, innovazione. Bisognava escludere gli sportivi professionisti".

Tornando alla partita...
"Sono veramente incredulo per questa mancata qualificazione. Non meritavamo di perdere ieri sera, nel primo tempo è mancato il gol, la cosa più importante. Poi c'è stata una condizione di mancato coraggio, personalità, paura. Giocatori di una certa esperienza si sono persi al limite dell'area avversaria. Questo è il prezzo che paghiamo per una preparazione insufficiente, oltre all'invasione di stranieri. Nel campionato di A i selezionabili sono il 34%, per l'Under21 solo il 4%, in Primavera il 70% sono stranieri. Sono dati fondamentali di uno scenario molto doloroso e difficile".

Forse bisognerebbe mettere un limite?
"Non si può, la legge sulla libera circolazione dell'UE non te lo consente. Servirebbe il buonsenso, un gentleman's agreement... Cose che nella Serie A, soprattutto ai vertici, latitano da tempo".

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