Jankto fa coming out: i precedenti, da Fashanu a Daniels. Per il calcio l'omosessualità resta un tabù
"Sono omosessuale e non voglio più nascondermi". Così Jakub Jankto, centrocampista ex Ascoli, Udinese e Sampdoria, oggi in prestito allo Sparta Praga dal Getafe, ha fatto coming out. Una non-notizia in (quasi) ogni altro settore lavorativo, una picconata all'ultimo vero tabù rimasto per il mondo del calcio, peraltro reduce dalla controversa vicenda della fascia OneLove ai Mondiali di Qatar.
Da Fashanu a Daniels: una lista molto corta. Jankto si unisce così a una fila cortissima di antesignani: si va poco oltre le dita di una mano, e quasi sempre si tratta di rivelazioni arrivate soltanto a fine carriera. Il primo è stato Justin Fashanu, poi vittima delle proprie fragilità ma anche di tante discriminazioni fino al suicido del maggio 1998. L'ultimo, sempre in UK, il 2005 Jake Daniels, giovanissimo attaccante del Blackpool. Nel mezzo, pochissimi "big" e ancor meno europei: nel 2021 fece rumore il coming out di Joshua Cavallo, laterale australiano dell'Adelaide United. In assoluto, il nome più famoso resta quello di Thomas Hitzlsperger, ex centrocampista da 52 presenze con la maglia della Germania e visto in Italia con quella della Lazio, oggi direttore sportivo dello Stoccarda: nel suo caso, l'annuncio arrivò a fine carriera, chiusa con la maglia dell'Everton. Scelta condivisa anche da David Testo (ex Montreal Impact), Olivier Rouyer (17 presenze con la maglia della Francia), Matt Pacifici (ex Columbus Crew), Robbie Rogers (che però poi riprese a giocare con i LA Galaxy) e Thomas Beattie (ex Hull City). Ancora in attività Andy Brennan (gioca in Serie B australiana), Anton Hysen (Serie B danese) e Collin Martin (Serie B statunitense).
Il grande silenzio. Come è fin troppo facile notare, in molti casi si tratta di giocatori di livello non altissimo. Questo, è superfluo sottolinearlo, non toglie nulla all'importanza delle loro rivelazioni, ma in molti casi la risonanza risulta inevitabilmente marginale. Di fatto, a oggi Fashanu rimane l'unico giocatore in attività in un campionato Big 5 a essersi dichiarato gay: Jankto è così soltanto il secondo giocatore militante in un campionato europeo di primo livello a rendere nota la propria omosessualità, il terzo se consideriamo Hitzlsperger che non era più in attività ma ha continuato a lavorare nel calcio tedesco con altri ruoli. È inoltre abbastanza singolare il modo in cui sia stato accolto il suo coming out, anche in Italia: se nei precedenti più recenti, quelli di Cavallo e Daniels, si era registrata una certa eco pure nel nostro Paese, al momento il Milan è l'unico club di Serie A che ha manifestato pubblicamente il proprio supporto a Jankto. Potrebbe anche essere interpretato come un segnale di normalizzazione sulla questione, ma i precedenti sono ancora così rari che parlare di normalità sembra fuori dal mondo. Ci si arriverà? Difficile a dirsi, nessuno vuole ignorare la delicatezza dell'argomento. Da un lato, è indiscutibile che ognuno abbia diritto a vivere ed esternare la propria sessualità nella maniera che ritiene più opportuna. Per di più, qualsiasi calciatore gay andrebbe incontro, fuori di ipocrisia, a una serie di facili ironie che nessuno si augura di vedere mai, nel migliore dei casi. D'altro canto, se qualche grande campione contribuisse a squarciare il velo, aiuterebbe tanti giovani colleghi meno famosi e il tabù forse verrebbe meno: nel 2023, persino Sanremo lo ha rotto ormai da tanti anni. Resiste davvero soltanto il calcio maschile.











