Renate, Magoni: “Produciamo ma concretizziamo poco. Coppa Italia? Risultato storico”
Reduce dal pareggio contro il Trento, il direttore sportivo del Renate, Osca Magoni, ha fatto il punto della situazione in casa nerazzurra attraverso i microfoni di TMW Radio, all'interno della trasmissione 'A Tutta C':
Direttore, il Renate arriva da due pareggi consecutivi, entrambi per 1-1, contro Vercelli e Trento. Come valuta l’ultimo risultato maturato?
"Con rammarico. Siamo passati subito in vantaggio e poi abbiamo avuto anche la fortuna di giocare praticamente tutta la partita in superiorità numerica. Abbiamo attaccato molto, ma concluso male e non siamo riusciti a trovare il secondo gol. È un campionato nel quale abbiamo lasciato per strada troppi punti e dobbiamo assolutamente migliorare le nostre performance. La squadra è buona e competitiva, ma c’è grande equilibrio e bisogna fare di più".
L’ultima vittoria in campionato risale a fine novembre a Novara. In compenso, però, in Coppa Italia siete arrivati fino alla semifinale. È questo il lato positivo del momento?
"Va detto tutto con chiarezza: stiamo giocando un buonissimo calcio e produciamo tanto, lo confermano anche i dati statistici. Il problema è che non riusciamo a concretizzare quanto creato e questo ci penalizza. In alcune partite siamo stati anche danneggiati da errori arbitrali evidenti, ma fa parte del percorso. In Coppa Italia, invece, abbiamo ottenuto un risultato storico per la società: in 16 anni di Lega Pro non eravamo mai arrivati in semifinale. È motivo di grande soddisfazione".
Tra campionato e Coppa il Renate ha giocato moltissimo, pagando anche dazio sul piano degli infortuni. Come si gestisce questo momento?
"Serve tenere la barra dritta. Dobbiamo recuperare i giocatori, chiudere bene l’ultima partita prima della pausa natalizia e poi riorganizzarci. Al rientro ci aspettano tre scontri diretti molto difficili: lì si giocherà una fetta importante del nostro campionato. In mezzo ci sarà anche la semifinale di Coppa Italia con l’Alessandria: vogliamo giocarci le nostre carte, essere ambiziosi e fare bene in tutte le competizioni".
La Coppa Italia ha dimostrato che i pronostici contano fino a un certo punto. Arrivati a questo punto, può davvero succedere di tutto?
"All’inizio l’abbiamo affrontata come sempre, facendo giocare chi aveva meno spazio e cercando la condizione. Poi siamo stati bravi a passare i turni e ora diventa tutto più bello e importante per società, staff e giocatori. La nostra filosofia resta quella di valorizzare giovani di talento, dare loro visibilità e farli crescere in partite ambiziose. Non poniamo limiti, anche se la priorità resta il campionato: dobbiamo confermarci in categoria".
La pausa natalizia servirà anche per riflettere sul mercato. Sono previsti innesti?
"Voglio essere molto chiaro: abbiamo la lista piena e vogliamo solo giocatori motivati, che credano nel progetto Renate e ne condividano le regole. Se qualcuno non sente più questa motivazione, è meglio trovare soluzioni diverse. Monitoriamo il mercato come tutti e ci faremo trovare pronti in caso di necessità, ma l’obiettivo ora è finire bene, recuperare energie e ripartire forte a gennaio".
Allargando lo sguardo al girone A, la corsa al primo posto è già chiusa con un Vicenza così dominante?
"Credo di sì. Il Vicenza ha dimostrato di essere superiore in tutte le partite e merita di vincere. Dopo tanti anni è giusto che faccia il salto di categoria".
Siamo quasi alla fine del girone d’andata con la sperimentazione del FVS. Che giudizio dà?
"Io sono favorevole a tutto ciò che può migliorare il calcio. È solo l’inizio e ci sono aspetti da rivedere, ma avere la possibilità di correggere errori importanti toglie molte discussioni. Con una sola telecamera è difficile giudicare, bisogna migliorare il sistema, ma la direzione è giusta".
In Serie C sembra delinearsi una spaccatura tra squadre di vertice e il resto del gruppo. È davvero così?
"Nel girone A, a parte il Vicenza, il livello medio è cresciuto molto e non c’è grande distacco. Tutte le squadre sono ben organizzate e allenate. Negli altri gironi la differenza tra prime e ultime è più evidente. Nel girone C, poi, ci sono piazze storiche e nobili decadute che potrebbero stare tranquillamente in Serie B o A: lì il livello è altissimo".
Infine, una riflessione sulle seconde squadre: progetto tecnico o soprattutto economico?
"Tre seconde squadre, una per girone, possono anche andare bene. La Lega Pro è il campionato della meritocrazia e togliere spazio in questa categoria mi sembra eccessivo. Inoltre si gioca spesso in stadi senza pubblico e con rose che cambiano completamente di settimana in settimana. Ormai ci sono e vanno accettate, ma aggiungerne altre rischierebbe di snaturare il campionato. La bellezza della Serie C è proprio la varietà di realtà che rappresenta".











