Milan, Maldini: "Non siamo al livello di Bayern, City o Real. Ma nel caso ce la giocheremo"
Dopo la qualificazione ai quarti di finale di Champions League, il direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini, ha parlato ai canali ufficiali del club rossonero: "Provo contentezza, piacere, orgoglio. Un gran sorriso per il percorso che è stato fatto e per come siamo arrivati a questo punto. Non possiamo essere stabilmente tra le prime otto ma ora ce la giochiamo, perché le occasioni quando passano le devi prendere al volo. Dobbiamo ricordarci il mese di gennaio che abbiamo passato, quando avevamo perso un po' di fiducia, un po' di distanze, un po' di concretezza e avevamo preso tanti gol: il fatto di non averne presi in 180 minuti contro il Tottenham e aver giocato partite attente e mature è stata la cosa principale. Averlo fatto a San Siro è stato una grande cosa, ma aver replicato tutto a Londra, in uno stadio importante, ha fatto sì che il livello di maturità si alzasse".
Come si vivono queste emozioni da fuori dal campo?
"Si soffre di più ma è una tensione diversa, ho risentito quei brividi del Milan del passato, è stata un'impresa che ci siamo meritati, i ragazzi, i tifosi, che ci sono stati vicini sempre".
Cosa è cambiato rispetto all'anno scorso?
"Lo scudetto dell'anno scorso ha fatto sì che una cosa straordinaria diventasse un'abitudine. Ci siamo abituati bene ma non dobbiamo dimenticarci da dove siamo partiti. Il club e la città, oltre ai tifosi, tutti abituati a stare a un certo livello facilita la maturazione dei ragazzi. Alcxune cose non hanno funzionato ma succede. Negli ultimi 4 anni abbiamo raccontato a tutti una storia e un progetto, senza dire mai bugie ed essendo diretti".
Che rapporto ha con Pioli?
"Si è capito fin dal primo mese che poteva funzionare. Quando ti apri capisci una persona dopo poco. Con Stefano siamo entrati subito in confidenza, ci siamo capiti subito e non c'è problema di comunicazione. È sempre stato un comunicatore perfetto all'interno e all'esterno del club ed è un grande allenatore. Nei momentio difficili si capisce la natura dell'uomo".
Quali sono gli obiettivi ora?
"L'idea è trovare la stabilità e l'equilibrio, la base di una squadra di calcio. Possiamo centrare tutti gli obiettivi: arrivare tra le prime quattro e andare avanti in Champions League, dove siamo andati oltre le aspettative. Ora però dobbiamo arrivare per forza nei primi quattro posti in classifica in campionato. I ragazzi hanno sempre risposto bene quando sono stati messi alla prova".
Quanto è importante Maignan?
"Abbiamo giocato 5 mesi senza il nostro portiere titolare ma chi lo ha sostituito comunque ha fatto bene. Siamo qui anche grazie a chi è stato criticato. Prendiamo Krunic, abbiamo investito in lui, ha un livello superiore e deve fare il salto che potrebbe fare. Non parliamo di Tonali, anche lui criticato all'inizio. Noi sappiamo aspettare".
Cosa si aspetta dal sorteggio dei quarti?
"Eviterei una squadra italiana ma se passassero tutte sarei contento per il nostro calcio. Chi arriva arriva. Non possiamo pensare di essere del livello di Bayern, Manchester City o Real Madrid ma se dovessero capitare ce la giocheremo".
Un pensiero per Italo Galbiati?
"Ho sempre pensato che qualsiasi calciatore avrebbe dovuto avere un Italo Galbiati nel sujo percorso. Era innamorato della tecnica, la base del calcio e te la mostrava. Il suo entusiasmo è sempre stato contagioso. Ha dato tanto non solo a me ma a tutti i giocatori che ha avuto".