Sacchi incensa la Roma: "No centravanti, no problem. Lo faceva anche il Barcellona"
"Ho sempre pensato: se vuoi fare un dispetto a un amico, digli di andare ad allenare la Roma". Così Arrigo Sacchi, parla del difficile ambiente giallorosso in una intervista alla Gazzetta dello Sport: "Non perché ce l’abbia con Roma, intesa sia come squadra sia come città. Anzi: la adoro. Il fatto è che lavorare lì è davvero complicato, perché ci sono mille pressioni, perché i tifosi ti stanno con il fiato sul collo, perché a ogni vittoria ci si esalta e a ogni sconfitta ci si deprime. L’allenatore, che deve essere un uomo di equilibrio, rischia di pagare questi alti e bassi".
E difatti, nella storia, la Roma ha vinto soltanto tre scudetti.
"Verissimo, uno al tempo di Mussolini, che si perde nella notte dei tempi, uno con Nils Liedholm nel 1983 e uno con Fabio Capello nel 2001. Gasperini, per adesso, sta dimostrando di essere in sintonia con la squadra e con l’ambiente. Non è semplice. Sarei davvero felice se riuscisse a compiere l’impresa di portare il quarto titolo nella capitale".
Alla questione sollevata sul fatto che la Roma giochi senza un centravanti classico, Sacchi ha risposto in modo provocatorio: "E dov’è il problema?" Ha spiegato che, se ci sono centrocampisti intelligenti in grado di inserirsi negli spazi, l'assenza di un attaccante di ruolo non si avverte. A tal proposito, ha citato l'esempio del Barcellona di Guardiola, dove "il centravanti era lo spazio" con giocatori come Messi, Xavi e Iniesta. Sacchi si è detto convinto che Gasperini abbia "trovato la formula ideale" e, conoscendolo, crede che insisterà su questo schema. Ha sottolineato che l'importante per la squadra sarà seguire le direttive e avere la forza di sopportare i duri allenamenti del tecnico, che "non sono mica passeggiate".













