Brescia tra Serie C e dilettanti: il futuro appeso a un filo tra Cellino, la FIGC e la città

Il Brescia è ancora ufficialmente presente nei campionati professionistici, ma la situazione è molto più delicata di quanto suggerisca il suo attuale status federale. Fino ad oggi, non c'è stata alcuna decisione ufficiale che ne abbia decretato l'esclusione dalla Serie C, ma il fatto che non siano stati pagati stipendi, contributi e ritenute entro la scadenza del 6 giugno, per decisione del presidente Massimo Cellino, ha avviato un processo che sembra ormai irreversibile. La data cruciale è il 24 giugno, quando dovranno essere presentati la fideiussione di 700mila euro e i documenti infrastrutturali richiesti dalla Lega Pro.
Se non si dovesse rispettare questa scadenza, il Brescia rischierebbe di dover ripartire dall’Eccellenza, il primo livello del calcio dilettantistico, pur mantenendo la storica matricola societaria. Questa possibilità è ancora sul tavolo, anche con Cellino al timone, a condizione che vengano saldati i debiti che superano i 4 milioni di euro.
Nel frattempo, come riporta Brescia Oggi, la sindaca Laura Castelletti ha deciso di agire in anticipo. Questa sera (ore 19), a Palazzo Loggia, si terrà un incontro con i presidenti delle tre società bresciane di Serie C – Giuseppe Pasini (Feralpisalò), Lodovico Camozzi (Lumezzane) e Giuseppe Taini (Ospitaletto) – per esplorare la possibilità di “trasferire” una di queste squadre allo stadio Rigamonti, colmando così il vuoto lasciato dal Brescia nel calcio professionistico. Sebbene si tratti di un’iniziativa un po’ prematura dal punto di vista normativo, è comprensibile dal punto di vista politico e simbolico: si vuole garantire alla città una squadra in Serie C, evitando che cada nell’oblio.
Nel frattempo, Massimo Cellino continua la sua battaglia legale e personale contro la Federazione e il presidente Gabriele Gravina, che è impegnato su più fronti dopo il crollo della Nazionale. Domani si discuterà l’appello contro la penalizzazione di 8 punti inflitta al club (4 da scontare nella stagione appena conclusa e 4 nella prossima). Inoltre, Cellino potrebbe decidere di impugnare un’eventuale esclusione dalla Serie C fino al Consiglio di Stato, passando per il Collegio di Garanzia del Coni e il TAR del Lazio.
Nel mezzo del caos, emerge anche l'ipotesi più sorprendente: la possibilità di avere due squadre bresciane. Una di esse milita in Serie C, rappresentando un'altra società ma rimanendo legata alla città; l'altra gioca nei dilettanti, con una storica matricola e forse ancora sotto la direzione dello stesso Cellino. Questa situazione suscita preoccupazione e divisione: è meglio salvare il titolo sportivo, anche a costo di perdere la propria identità, o è preferibile preservare la storia, anche se ciò significa ripartire da zero?
