Matteassi a TMW Magazine: "Con Vicenza legame viscerale. Creato legame unico"

Ci sono avventure che prendono il via con un obiettivo. Ci sono avventure che raggiungono il traguardo prefissato. E altre no. Tra queste ultime c'è anche quella di Luca Matteassi al Vicenza. Un'esperienza, quella del ds grossetano, iniziata nell'estate 2023 con la Serie B come fine ultimo e conclusa con l'amaro in bocca. Ma anche con la consapevolezza che solo la sfortuna ha impedito che le cose andassero nella giusta direzione. "Proprio per questo il mio maggior rimpianto è l'aver visto i tifosi biancorossi provare un così grande dispiacere - racconta a TMW Magazine lo stesso Matteassi -. Non solo la scorsa stagione, dopo la finale di Carrara, ma anche quest'anno dopo aver fatto quell'incredibile rimonta sul Padova".
Soprattutto l'annata 2023/2024 vi ha visti al centro del mirino della sfortuna.
"Perdendo Rolfini, Ronaldo e Ferrari per noi è stato impossibile essere competitivi nella finale di Carrara. Il gruppo era veramente stanco. La stagione appena conclusa, invece, è iniziata con il problema legato a Golemic, in aggiunta ai recuperi ancora da ultimare di Ronaldo e Franco, riuscendo comunque a concludere il torneo regolare con 83 punti".
Il rammarico è che, a conti fatti, la promozione diretta sia toccata al Padova.
"Alla formazione di Andreoletti bisogna solo fare tantissimi applausi per quello che ha costruito. Però è anche vero che se noi non avessimo perso contro la Virtus Verona alla quart'ultima giornata probabilmente l'esito sarebbe stato diverso".
Adesso che la sua esperienza al Vicenza si è conclusa, cosa sente che le ha lasciato dentro?
"Tantissime cose belle. Il rapporto che si è creato con i giocatori e l'allenatore, ma soprattutto quello con la tifoseria di fronte alla quale veniva voglia di giocare. È stato un rapporto viscerale, di quelli che ti segnano. E per il quale non finirò mai di ringraziare Rinaldo Sagramola".
Che rapporto ha avuto con la famiglia Rosso?
“Non ci ha mai fatto mancare nulla e se posso dare un consiglio proprio al popolo del LaneRossi è quello di tenersela stretta. Proprietà così solide e importanti non ce ne sono molte in Italia. È stato un onore lavorare per loro e li ringrazio per l’opportunità”
Parlando della Serie C nel suo complesso ha avuto l'impressione che il calcio di terza serie abbia fatto dei passi in avanti?
"Certo. Moltissimi. Soprattutto nella fascia alta dei vari gironi dove il livello qualitativo e di competitività è cresciuto moltissimo. Per questo motivo è molto più facile salvarsi in Serie B che vincere il campionato di Serie C".
Fra le certezze storiche della terza serie, invece, rimane l'abuso dello strumento dell'esonero. Che ne pensa?
"Sinceramente ce ne sono tanti. Personalmente non amo cambiare allenatore perché spesso serve solo a creare un alibi ai giocatori. Quando invece la cosa migliore da fare è responsabilizzare l'intero collettivo".
Tema seconde squadre. Cosa ne pensa? Servono davvero a far crescere più velocemente i giovani talenti italiani?
"Per far crescere i nostri ragazzi in modo più produttivo servono regole che li tutelino. Che permettano loro di scendere in campo se hanno le qualità per farlo. Senza rischiare di vedersi passare davanti giocatori provenienti da altri paesi. Nel complesso le seconde squadre le trovo comunque un progetto interessante con dei pro e dei contro".
Dalla stagione che sta per iniziare entrerà in vigore, in via sperimentale, il Salary Cap. Come lo valuta?
"Se tu dirigente hai un budget e lo rispetti non avrai mai un problema. Questi si creano quando i club vogliono fare il passo più lungo della gamba per poter vincere il più velocemente possibile. La realtà però ci racconta che ne vince soltanto uno. Ed è per questo che è sempre meglio lavorare sulle idee per raggiungere un traguardo".
Tornando alla stagione scorsa dovesse citare una squadra, fra le 60 iscritte alla Lega Pro, che le ha rubato l'occhio quale citerebbe?
"L'Atalanta U23. Sul piano fisico e atletico è stata impressionante. In più sono forti tecnicamente e sono stati allenati da un allenatore bravissimo come Francesco Modesto che conosce molto bene questo torneo".
Infine il suo futuro. Quale sarà?
"Dopo due stagioni importanti mi trovo ad aspettare e vedere cosa porterà il futuro. Che non deve essere per forza in un club di prima fascia come è stato il Vicenza. Ho sempre lavorato con i giovani e mi piace. Ecco, se posso dire una cosa di me, mi ritengo fortunato proprio per questo".
Ovvero?
"Mi piace il mio lavoro".
