Juve: il sacro fuoco e la mossa-Tudor. Milan: Rabiot, Modric e il diavolo “smilzo”. Inter: Sommer e la risposta di Chivu. Napoli: la stagione di Hojlund. E gli illuminati Yildiz, Paz

In maniera originalissima (si fa per dire) utilizzeremo alcuni titoli dei film che hanno reso celebre Robert Redford per introdurre le nostre perdibili considerazioni e, in qualche modo, onorare la scomparsa di un attore (e regista) con i controcazzi.
SITUAZIONE DISPERATA MA NON SERIA (1965)
Per l’Inter abbiamo l’ardire di pensare che valga il contrario: situazione seria ma non disperata. “Seria”, perché due sconfitte una in fila all’altra non sono certamente un buon modo per iniziare la stagione. E non è bello nemmeno dover fare i conti con una serie di errori reiterati, quelli di una squadra che nel post-scudetto ha giocato 8 volte contro Juve e Milan, spesso e volentieri è passata in vantaggio ma poi si è persa per “eccesso di confidenza” o addirittura “superficialità” (zero vittorie). Una cosa che non ti aspetti da una rosa competitiva e matura come quella dei nerazzurri. E poi “Non disperata”, perché al netto dei requiem che risuonano qua e là e colpiscono un po’ tutti i nerazzurri (c’è già chi moltiplica i nomi dei possibili sostituti di Chivu) la squadra non è tutto il disastro che si vuol far credere. L’Inter non ha bisogno di tre o quattro palloni d’oro per rimettersi a far punti (oddio, Lookman avrebbe certamente fatto comodo…), semmai deve ritrovare il suo spirito, quello stesso spirito che l’ha fatta andare al di là dei suoi limiti in tutti questi anni. Sia chiaro, non è una cosa semplice, ma nemmeno un’impresa impossibile. È tutta nella testa di giocatori come Barella, Lautaro, Bastoni, Calahanoglu…: per qualcuno giocatori “avariati” e improvvisamente non più “all’altezza”, per chi scrive l’esatto contrario. Chi vivrà, vedrà.
LO SPAVALDO (1970)
Il Cholito Simeone ha passato anni a guardare gli altri ma, certo, non ha perso l’autostima. DI più, è cresciuto non solo nell’atteggiamento ma pure nella tecnica e nella consapevolezza. Quest’anno l’attaccante del Torino rischia davvero di fare “i danni”. In senso buon s’intende.
IL CANDIDATO (1972)
Hojlund: serissimo indiziato al premio di “rinforzo portato a casa per questioni di stretta necessità e destinato a una stagione di livello”. Perché una rondine non fa primavera, è vero, ma il danese è forte assai e ha esattamente le caratteristiche di “verticalità” che mancavano all’attacco del Napoli. Grande presa e gran tempismo, quello di una proprietà che si è trovata improvvisamente a dover fronteggiare un problema e lo ha risolto egregiamente. A Napoli, lo ribadiamo, la competitività viene prima di tutto perché – tra l’altro – è con quella che si fa il grano.
COME ERAVAMO (1973)
Per molti il Milan un anno fa era potenzialmente più forte. Perché aveva Reijnders, perché aveva Theo. E però ci si dimentica sempre che i “bravi giocatori” sono una cosa ma “le squadre” sono tutt’altro. Allegri sta costruendo una squadra e lo sta facendo secondo la sua idea di pragmatismo che funziona sempre e ancora di più con una rosa asciutta come quella dei rossoneri. Il resto lo sta mettendo il “decisionismo” del tecnico: mi avete portato Rabiot, uno dei miei prediletti? E io lo faccio giocare in tempo zero. Anche a costo di dover stravolgere qualche equilibrio.
LA STANGATA (1973)
Yann Sommer contro la Juve ha giocato una pessima partita, ci vuole poco per capirlo. Pepo Martinez, suo vice, merita certamente un’occasione (del resto è costato 15 milioni). Molti chiedono “la stangata” per il primo in favore del secondo. Non capiterà stasera e Chivu a tal proposito è stato chiarissimo: “Non abbandono un mio giocatore solo perché lo chiede il popolo”. Ha ragione da vendere, non si abbandona un giocatore per una partita sbagliata, soprattutto se la questione nasce a livello mediatico con la sola esigenza di individuare un colpevole e darlo in pasto alla gente. Una pratica barbara e stucchevole. Sommer ha toppato la partita dell’Allianz ma resta un ottimo portiere e Chivu prenderà le decisioni giuste senza farsi influenzare da chi fa “pollice verso” come se fosse al Colosseo. Pensare che il destino di una squadra dipenda dalle prestazioni di un singolo è sciocco e Chivu… è tutto tranne che sciocco.
IL TEMERARIO (1975)
Chi è il temerario? Colui che dopo tre partite dice “a Fabregas hanno fatto un mercato da 100 milioni e non riesce ad andare oltre il pareggio con il Genoa ahahahha”. Ecco, costui è temerario perché, fondamentalmente, non ha capito una fava. E non ha capito quello che stanno facendo a Como, una roba che va ben oltre la singola partita. Ma da noi si valuta sempre e solo quella, la singola partita. Bah…
I TRE GIORNI DEL CONDOR (1975)
Inevitabilmente dedicato a sciur Adriano Galliani che, sì, lascerà il Monza ma non è detto che alla fine riesca a riunirsi col Milan. I beninformati dicono “ci sono problemi”, altri dicono “no, alla fine tornerà in rossonero”, noi osserviamo e speriamo che, infine, l’operazione vada a buon fine. “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” (cit.)
IL MIGLIORE (1984)
Luka Modric, eterno. Nico Paz, nato 19 anni dopo di lui e fortissimo. Kenan Yildiz, 20enne illuminato. I tre volti più belli della giornata appena trascorsa. “L’età è un numero”, soprattutto se hai i piedi di costoro.
LA MIA AFRICA (1985)
Ho preso Lookman a pochi spicci al Fantacalcio nella speranza che prima o poi torni a disposizione di Juric. In realtà pare cosa affatto scontata. Molti dicono “Percassi ha toppato, doveva incassare i 45 milioni offerti dall’Inter, così per lui sarà un bagno di sangue”. Il qui presente non è d’accordo: è vero, l’Atalanta rischia di perdere i quattrini ma la sua dirigenza potrà sempre andare a testa alta di fronte ai suoi tifosi. E questa cosa conta più di tutto, anche e soprattutto se hai i conti a posto come quelli della Dea.
LEONI PER AGNELLI (2007)
Che ribattezziamo per l’occasione “Leoni per Elkann” o “Per Tudor”. La Juve si è ritrovata. E non è solo una questione di risultati, ma di atteggiamento. Al netto di alcune situazioni di campo da sistemare, la squadra ha ritrovato lo spirito. E con lo spirito può andare lontano. E quindi complimenti a Tudor, tecnico quasi “per caso” capace di fare la cosa più difficile in assoluto: riaccendere il sacro fuoco.
LA REGOLA DEL SILENZIO (2012)
Allegri non ha rispettato la regola del silenzio e si è beccato una giornata di squalifica per l’incazzatura in Milan-Bologna. Poteva risparmiarsela? Forse. Ma più di lui poteva far meglio la squadra arbitrale, ancora una volta armata di scarsissimo buonsenso: non assegnare un rigore limpido come quello di domenica sera significa avere la mente concentrata sui regolamenti, ma pochissimo flessibile e sintonizzata sul mondo reale.
TUTTO è PERDUTO (2013)
A partire dalla stagione 2026/27 arriva la super sosta per la nazionale, con doppia pausa accorpata (dal 21 settembre al 6 ottobre). Commento tecnico: che due maroni. A ‘sto punto fate un bel sostone prima del via del campionato e buonanotte no?
LA SCOPERTA (2017)
Il giovane Giovane (21 anni), pescato dal Verona in Brasile a parametro zero, appare molto forte. Ma molto. E molto bravo è il sciur Sogliano, diesse gialloblu, che ogni anno trova pepite rare e confeziona mezzi miracoli (o miracoli interi).
