Atalanta, errare è umano: anche per una grande società. Ora è tempo di risalire
Era da tempo che in casa Atalanta non si viveva un momento simile. I risultati deludenti, certo, ma soprattutto un evento raro: l’esonero di un tecnico. Vicenda che non accadeva dal 2015 quando Colantuono fu sollevato dall’incarico, e seguendo quasi 20 anni di ciclo Percassi, si tratta solo del 4° cambio in panchina: da Frosio a Guidolin, passando per Stefano fino, appunto, a Juric.
L’esonero del tecnico croato è stato tanto legittimo quanto inevitabile, ma tuttavia non esclude anche altro. Juric avrà dato il 110%, ma non è bastato e le colpe non mancano: poca propensione a rischiare, troppi cambi di formazione, un gruppo che da unito si è sfaldato, tante sliding doors aperte a metà e una classifica preoccupante. Tuttavia, quando paga l’allenatore, è inevitabile riconoscere anche errori dirigenziali.
La famiglia Percassi e Pagliuca hanno sempre mostrato professionalità, attenzione ai dettagli e ambizione. Tuttavia la scelta del successore di Gasperini era complessa: un’eredità troppo pesante per chiunque. Juric fu preferito a Thiago Motta e Palladino: decisione (forse) coerente per filosofia con Gasp, ma rischiosa visto l'ultimo anno, seppur l’intesa con il DS Tony D’Amico con cui aveva già lavorato a Verona. La società ha investito 125 milioni di euro con l’obiettivo di restare tra le prime quattro, ma tra aspettative e risultati c’è sempre di mezzo il campo. Il potenziale della rosa non è stato sfruttato al meglio, e la fiducia iniziale si è logorata fino alla scelta definitiva dell’esonero.
Questa stagione doveva dimostrare che l’Atalanta potesse proseguire senza Gasperini: la normale natura di una big. Gli investimenti c’erano, la volontà anche, ma il “pilota”, nonostante la competitività della rosa, fa la differenza: non è mai una questione di gioco, bensì di mentalità che con Ivan avveniva in modo alterno, alla quale forse si pensava di andare con il pilota automatico non tenendo conto ovviamente di certe difficoltà (legittime). Sbagliare è umano, e l’Atalanta ha la competenza e la forza per rimediare: ciò che conta è reagire e dimostrare di saper rialzare la china, come ha sempre fatto la Dea nei momenti di difficoltà. Anche i più forti sbagliano, ma con il sostegno giusto a Palladino, la squadra risorgerà nella maniera migliore possibile.











