Seconda vita al Torino per Petrachi: "Da fuori, ho notato una cosa e cercherò di lavorarci"
Giornata di presentazioni in casa Torino, con Gianluca Petrachi che torna a ricoprire il ruolo di Direttore sportivo dei granata dopo l'addio di sei anni fa. In conferenza stampa, al fianco di Urbano Cairo, lo stesso neo dirigente ha spiegato fra i vari temi anche come intende lavorare per colmare il gap: "Da fuori, ho notato una cosa e cercherò di lavorarci: è come se ci fosse uno scollamento. Il senso di appartenenza è la priorità. Da calciatore non ho capito cosa fosse il Toro, da dirigente è stato un altro mondo. Ho capito la mission, qui si entra in un club diverso. E il senso di appartenenza per tutti i giocatori deve essere rimarcato e bisogna anche farlo capire loro. Cercherò di comprendere il senso di appartenenza, ho cercato sempre di creare un senso di famiglia: voglio risentire quel calore, voglio ricreare quella sinergia. E, se possibile, alimentandola con la gente. E' il mio sogno".
Si può ripetere un ciclo che porti in Europa? C'è una base buona?
"Senza ambizione di poterlo fare, era inutile presentarsi. Voglio risentire i tifosi cantare al San Mamès, è stata una delle gioie più grandi del mio ciclo. Mi ha lasciato ricordi incredibili e non vorrei che rimanessero solo ricordi. Darò più di ciò che posso per arrivare a obiettivi che il Toro deve e può meritare".
Qual è l'urgenza più assoluta in vista della Cremonese? Cos'ha chiesto a Baroni?
"A Baroni ho chiesto di fare il Marco Baroni che conosco, di tirare fuori tutto ciò che ha dentro. Abbiamo giocato insieme a Lecce, è sempre stato uno caratteriale: da calciatore era cazzutissimo, da allenatore voglio che tiri fuori ciò che ha dentro. Marco può e deve fare di più, gliel'ho detto. Mi aspetto che la squadra gli somigli. Baroni è un grande lavoratore e ha temperamento: l'unica cosa che deve fare, è pretendere dai suoi giocatori che questa è la squadra di Baroni. Nella sua Lazio vedevo voglia di aggredire e di non stare in attesa, oggi il Toro deve avere un'identità. Pretendo che Baroni trasmetta le sue caratteristiche".
E' la difesa il reparto più sotto osservazione in vista del mercato? Giocherete ancora 3-5-2?
"Assolutamente sì. Il 3-5-2 sarà il modulo da qui alla fine: può capitare che con qualche defezione, per necessità o soluzione di partita ci può stare che si cambi. Stiamo andando avanti con il 3-5-2 e sarà così fino a fine campionato".
Che risposta si aspetta sabato?
"L'ho detto a Baroni, la Cremonese mi fa paura. A Bologna hanno giocato sugli errori degli avversari e sulle lacune, sfruttandole al meglio. Sarà una gara difficile, Nicola lo stimo e che studia molto gli avversari. Dobbiamo capire che sabato per noi è da coltello tra i denti. Se non lo capiamo, è un problema: è un messaggio che sto cercando di infondere. Un giocatore deve pensare che se viene saltato da un avversario, è una sconfitta. Dobbiamo vincere i contrasti, altrimenti ci passano come gli indiani. Ci sono tre o quattro leader che devono portare dentro i compagni: le gare si vincono vincendo i duelli personali, noi ne vinciamo pochi".











