Si scrive Gianluca Lapadula, si legge Gianluca Vargas. Quando il Perù ti fa bene
Spesso ci appelliamo nel caso (nella migliore delle ipotesi) per dare una spiegazione a fatti che non riusciamo a comprendere fino in fondo. In quest'ottica la consacrazione a vero e proprio bomber di Gianluca Lapadula dal 2020 in poi, con tre campionato conclusi in doppia cifra per i gol con indosso tre casacche differenti (Lecce, Benevento e oggi Cagliari), può sembrare solo casualmente collegata al fatto che proprio in quell'anno l'attaccante nato a Torino sia diventato a tutti gli effetti un calciatore peruviano grazie alle origini della madre.
Una sorta di snodo cruciale nel destino del calciatore che sembra avergli restituito una consapevolezza, una serenità e una maturità tale da permettergli di rendere al meglio. A prescindere dalla squadra o dalla categoria.
Il Lapadula di oggi, fresco di ritorno in Serie A e della vittoria della classifica marcatori del campionato cadetto, è, infatti, un calciatore profondamente diverso da quello che aveva fatto parlare di sei con gli exploit di Teramo e Pescara, ma anche con i passi falsi legati a Milan e Genoa.
Come se LapaGol avesse tracciato un solco fra il suo passato e le aspettative che c'erano sul suo conto e il presente, fatto di certezze e maturità. Come se Gianluca Lapadula si fosse trasformato in Gianluca Vargas (questo il cognome della madre del 9 rossoblù). Con tutti i benefici che ne sono conseguiti.











