Arezzo, Cutolo: "Abbiamo una proprietà lungimirante. Vogliamo portare il club dove merita"
Aniello Cutolo, direttore sportivo dell'Arezzo, è stato intervistato da TMW a margine della XIV edizione del Gran Galà del Calcio.
Stasera c’è un forte senso di vicinanza tra la comunità aretina e il mondo del calcio, che si sta riaccendendo dopo anni in cui l’Arezzo non era in categoria professionistica.
"Fa piacere ritrovarsi con vecchi amici e addetti ai lavori, che normalmente si incontrano solo in sessioni di mercato o negli stadi in inverno. È un percorso di crescita per la società, e allo stesso tempo ambienti, strutture e imprenditori in Toscana trovano nuove prospettive. Da sei anni a questa parte abbiamo una proprietà lungimirante che affronta diversi temi, come dimostra il nuovo progetto per lo stadio: segno di programmazione e prospettiva".
Qual è l’obiettivo della società sul campo?
"Non ci siamo mai nascosti. Già dall’estate scorsa abbiamo affrontato un’amichevole col Napoli, vincendo contro i campioni d’Italia in carica. L’obiettivo è crescere costantemente e essere competitivi, portando il club dove merita. Ci sono tutti i presupposti per arrivare fino in fondo a questa stagione con un risultato importante. Noi siamo convinti che ci siano ancora grossi margini per ottenere il massimo e raggiungere un obiettivo significativo".
Temete qualche squadra in particolare nel girone o vi concentrate solo sul vostro percorso?
"Non ce n’è una in particolare. Questo è un campionato difficilissimo e duro. Ci sono partite scontate e altre che vanno soffrire fino in fondo. Oggi la classifica ci dice che stiamo facendo un percorso netto insieme a Ravenna e Ascoli, perché un po’ la classifica si è distaccata dal quarto posto in giù. Tuttavia squadre come Ternana e Carpi hanno un grande potenziale per rientrare in corsa. È un campionato talmente equilibrato che non bisogna mollare di un centimetro".
Cosa pensi delle formazioni under-23 delle squadre di Serie A inserite nei gironi di Serie C?
"Nell’immediato non arricchisce il campionato sotto il profilo appassionale, perché è un percorso di formazione per i ragazzi, anche se sono talenti di club importanti come Juventus, Atalanta, Inter e Milan. Dal punto di vista tecnico può essere giusto, ma dal punto di vista delle piazze e dei tifosi può creare difficoltà, togliendo spazio a società come Taranto che hanno meno strutture. Sarei più propenso a creare un campionato Under-23 dedicato ai club di prima fascia che hanno la possibilità di far crescere i propri talenti".
Sessanta squadre professionistiche in Serie C: è un numero sostenibile?
"Sono tante, e questo porta a problemi strutturali e organizzativi. Anche oggi ci troviamo davanti a situazioni complesse che mettono a rischio la regolarità del campionato. Bisogna riformare e rimodulare il sistema per evitare campionati falsati, ma si sta lavorando in quella direzione".
Il talento in Italia sembra in crisi. Cosa ne pensi?
"Nella nostra categoria, grazie all’avvento del presidente Marani e al supporto di Gianfranco Zola, si sta incentivando il percorso sui giovani. Questo permette di tirare fuori talenti non solo locali, ma da tutto il Paese. Certo, qualcosa si è perso perché non abbiamo le strutture di altri Paesi, ma la proprietà sta investendo in infrastrutture per far crescere i talenti. Alcuni progressi si stanno facendo, ma c’è ancora molto lavoro da fare".











