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Caravello: "Contrario ad ogni regolamentazione sull'utilizzo dei giovani in Serie C"

Caravello: "Contrario ad ogni regolamentazione sull'utilizzo dei giovani in Serie C"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 11:34Serie C
di Luca Bargellini
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TMW Radio / A Tutta C
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Ospite di TMW Radio, all'interno della trasmissione 'A Tutta C', Danilo Caravello, procuratore sportivo, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul momento del campionato di Lega Pro:

Avvocato, siamo alla sesta giornata di Serie C: sta andando tutto secondo i pronostici iniziali?
"Direi di sì. Al netto di qualche risultato a sorpresa, normale con i turni infrasettimanali o nella fase iniziale del campionato, in testa ci sono le squadre più attrezzate. Nel girone A era facile immaginare Vicenza e Brescia davanti, con il Lecco come terzo incomodo. Nel girone B Arezzo e Ascoli stanno rispettando le attese, mentre nel C le tre corazzate Benevento, Salernitana e Catania sono lì. È forse il girone più equilibrato e difficile, perché anche le squadre in bassa classifica mettono in difficoltà chiunque".

Negli ultimi anni però la Serie C ha spesso mescolato le carte soprattutto nel girone di ritorno, che viene definito un campionato a sé.
"Esatto. È un campionato lungo, quest’anno ancora più impegnativo perché c’è una sola sosta. Con gli impegni internazionali sarà una tirata unica. Servono organici ampi e campi in ordine. Nel ritorno si decide tutto: i campionati si vincono tra marzo e aprile. Poi i valori tecnici emergono, anche grazie ai cinque cambi che mantengono alta la qualità della squadra. Alla lunga le più attrezzate arrivano quasi sempre davanti".

Lei operi molto anche in Serie B. Quali sono le differenze principali rispetto alla C?
"Ogni categoria ha le sue criticità. Non direi che la Serie A sia migliore della C, sono semplicemente diversi mondi. La differenza più netta è tra B e A, anche per ricavi e possibilità di mercato. Oggi in C ci sono piazze che valgono tre quarti della B: Salerno, Catania, Benevento, Arezzo, Perugia, Ascoli, Vicenza, Brescia. Con organici e proprietà solide non sarebbero travolte dal salto. Dipende molto da come vinci la C: il Catanzaro di Vivarini, con l’ossatura della C puntellata da under forti, ha fatto benissimo in B. Lo stesso la Juve Stabia l’anno scorso. Nel calcio, dalla A alla C, oggi la regola è che bisogna correre: se non corri, anche se sei più tecnico, vieni sovrastato".

A proposito di under, c’è la riforma Zola e il tema delle seconde squadre. Come vedi l’inserimento dei giovani in Italia?
"Sono contrario a ogni tipo di regolamentazione: rose chiuse, minutaggi obbligatori, valorizzazioni. Un giovane bravo gioca a 16 o 17 anni, non serve proteggerlo artificialmente. In C potrei accettare 17-18 over, ma poi gli under devono essere davvero tali. Oggi non si riducono i costi e vediamo squadre in difficoltà che a gennaio triplicano le mosse di mercato. Il minutaggio fa sì che giovani giochino senza meritarlo, salvo poi smettere a 22-23 anni. Non è così che si costruisce un sistema. Le Under 23 lo dimostrano: Milan e Atalanta hanno talenti, ma calati tutti insieme in C non sono pronti. Ho visto l’Atalanta col Crotone: gioca bene, ma nei momenti decisivi paga inesperienza. Nel girone C, con piazze calde e squadre affamate, questo pesa molto".

Tutto questo si riflette anche sulla Nazionale. La Serie C sembra lontana dagli azzurri, ma in realtà molti campioni sono partiti da lì.
"È così. Dobbiamo tornare a ragionare di sistema. La Serie A pensa ai suoi interessi, la B ai suoi, la C ai suoi. Ma quando un club retrocede in C si trova con costi altissimi e pochi ricavi. Troppi stranieri bloccano la crescita dei nostri giovani e quindi della Nazionale. Serve cambiare regolamenti e mentalità. Lo stesso Fabregas ha detto: 'Sto cercando di far giocare italiani, ma non sono pronti'. Se lo dice uno come lui è un campanello d’allarme serio. Se non interveniamo rischiamo di non qualificarci di nuovo al Mondiale, e sarebbe un dramma sportivo".

A quel punto si aprirebbe anche una crisi federale vera e propria.
"Già due volte siamo rimasti fuori e nulla è cambiato: chi decide resta seduto sulle poltrone. Io non voglio nemmeno pensare a un’altra mancata qualificazione. Mi auguro che Spalletti e il suo staff riescano subito a portare risultati, perché servono all’Italia intera, non solo alla Nazionale. Ma senza riforme strutturali continueremo ad avere un calcio di Serie B a livello internazionale".

A proposito di riforme: questa tanto discussa riforma del sistema calcistico si farà mai?
"Deve essere fatta. Non è un tema solo di Serie C, riguarda tutto il sistema. Bisogna ridurre le squadre in A, B e C. Io tornerei alla C1 e C2, con la C2 campionato cuscinetto semi-professionistico: costi sostenibili, piazze che possano fare calcio senza fallire ogni anno. Non possiamo continuare a vedere Taranto, Turris, Triestina e altre in crisi. La C dovrebbe tornare a un campionato di uno o due gironi con club solidi, capaci di portare a termine il torneo. Altrimenti il sistema, con così tanti professionisti, non regge più economicamente".

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