Milan, che combini? La caccia al grande 9 finisce con... Un falso nueve! Perché Furlani ha scelto Allegri e Tare? Sono davvero gli uomini giusti per il player trading?

Il vituperato player trading può essere viceversa un modo virtuoso di tenere in ordine i conti e di sfruttare le proprie idee per migliorarsi, per innalzare anche il valore tecnico e d'ambizione del proprio progetto. Ma affinché non risulti un'operazione esclusivamente di bilancio e commerciale, allora devono arrivare i risultati sul campo. Per questo le domande sono lecite: perché il Milan ha scelto Massimiliano Allegri e Igli Tare come allenatore e direttore sportivo? Sono davvero gli uomini giusti per il modello che ha in mente il CEO?
Il punto sui conti del Milan
Le stime degli acquisti finora realizzati raccontano di 60,29 milioni di euro sborsati per le operazioni in entrata, secondo le recenti stime di C&F, tra ammortamenti e stipendi lordi. In uscita, incassi per 78,3 e plusvalenze per 62, considerato che gli addii come quelli di Kalulu e Reijnders, per esempio, impattano sul bilancio chiuso al 30 giugno (è dunque solo risparmio di ammortamento e stipendio). In totale, sul bilancio 25-26, le stime a oggi dicono che il Milan dovrebbe essere in positivo di 74,8 milioni di euro. Un dato che, considerata la mancata partecipazione alla prossima Champions League, andrebbe a sistemare i conti: per l'ultima Champions, per esempio, l'Inter ha incassato 132 milioni di euro. Il Bologna, eliminato nella fase a gironi, è arrivato a 35,2 milioni di ricavi.
La strategia (economicamente) win-win
Quel che in pochi hanno realizzato ed evidenziato è che quella del Milan, economicamente, è una strategia quasi 'win-win'. Darsi un tetto d'investimento, 20-25 milioni circa eccezioni escluse, con stipendi non alti ma lunghi (fosse per il CEO Giorgio Furlani l'Italia adotterebbe la strategia della Premier e del Chelsea di accordi quasi decennali per i calciatori), permette di gestire al meglio l'ammortamento anche in ottica Fair Play Finanziario. Qualche esempio, sulle ultime uscite: Emerson Royal pesava, tra cartellino e stipendio lordo, 8,3 milioni. Noah Okafor 5,7. Malick Thiaw 2,9. Samuel Chukwueze 9,5. Tra chi deve uscire, Yunus Musah a 6,8, Ismael Bennacer a 5,1. Prendete Christopher Nkunku. Prenderlo a 38 milioni di euro per 5 anni con un ingaggio netto di 5 milioni di euro (6.55 col Decreto Crescita) significa un investimento globale di 70,75 milioni di euro. Per un '98 nazionale francese, una cifra sostenibile e, soprattutto, un giocatore che difficilmente creerà minusvalenza in futuro, anche in caso di flop tecnico.
Ma Allegri e Tare?
Già, in tutto questo ci sono allenatore e direttore sportivo. Giustamente, da veri aziendalisti, tengono barra e schiena dritta. La strategia di Furlani non sarebbe sbagliata in toto, se però avesse deciso sin dall'inizio di scegliere figure affini al modo suo e del fondo americano di ragionare e di vedere il calcio. Abbiamo applaudito la scelta del livornese e dell'albanese, pensando che a questo punto ci sarebbe stato un netto cambio di rotta, e invece no. E invece due uomini che puntano a giocatori ben determinati, si scontrano con una filosofia non loro. Sono tornate le mille, troppe, anime del Milan. Allegri che chiede (di ce di no, ma così è) Vlahovic e Rabiot, il club risponde con profili diversi. Tare che segue un giocatore, Moncada con strategie di scouting ben determinate, Furlani con la sua filosofia. Il punto non è dire se sia migliore l'una o l'altra, il campo poi ha sempre ragione. Il punto è che in un club non dovrebbero remare solo tutti dalla stessa parte ma ragionare anche nello stesso modo. E non ci sembra il caso del Milan.
