Panchine calde: Conte, Allegri, Sarri e una potenziale rivoluzione Juve

Domino, valzer, terremoto. Chiamatelo come volete. Ma di sicuro il campionato non ha fatto in tempo a finire che già le panchine di Serie A cominciano a scottare. La rivoluzione potrebbe essere profonda, estesa. Oppure – se le società riuscissero a blindare i loro allenatori – potrebbe anche essere solo una bolla di sapone. Ma i segnali che arrivano sono forti, chiari, e raccontano di un’estate bollente.
A cominciare da Italiano, che ha sciolto ogni dubbio: resterà a Bologna fino al 2027. Dopo incontri, riflessioni e telefonate, si è arrivati a un’intesa di massima che verrà ufficializzata a breve. Il Bologna ha trovato il modo giusto per far sentire importante il proprio tecnico e la scelta, oggi, ha anche un sapore strategico: perché mentre una tessera si stabilizza, altre cominciano a muoversi. A partire dal Milan. Lì, con Italiano ormai fuori dai radar, è scattato il pressing su Massimiliano Allegri. I contatti con il tecnico livornese sono stati avviati e ora si ragiona su un contratto biennale, con opzione per il terzo anno e base da circa cinque milioni a stagione più bonus. Ottimismo crescente, anche se il nodo vero è il Napoli.
Perché Conte non ha ancora deciso e il Napoli non ha ancora una risposta definitiva. Ma qualcosa, nelle ultime ore, è cambiato. Il club azzurro ha presentato al proprio allenatore un piano credibile, ambizioso, con nomi importanti sul taccuino (David, De Bruyne, e non solo) e la volontà reale di costruire un progetto solido, diverso dal passato. Ecco perché oggi c’è una luce diversa, un sentimento nuovo che si avvicina all’ottimismo. L’incontro con De Laurentiis previsto per venerdì sarà decisivo, anche perché nel frattempo la Juventus resta vigile.
E non è una Juventus qualsiasi: è quella dove il dossier panchina è gestito direttamente da John Elkann, che ha preso in mano la situazione. Conte è l’uomo designato per aprire un nuovo ciclo, ma a Torino sanno bene che non è una partita semplice. E mentre si aspettano risposte, si lavora al resto: in queste ore Damien Comolli si è dimesso dal Tolosa e il suo profilo è valutato con grande attenzione per un ruolo dirigenziale. Così come Matteo Tognozzi, che potrebbe tornare a rafforzare l’area sportiva insieme a Giorgio Chiellini, destinato ad avere un ruolo operativo centrale. Se però l’operazione Conte dovesse sfumare, Tudor potrebbe restare anche dopo il Mondiale per Club.
E nel frattempo anche la Roma si prepara a cambiare: Gian Piero Gasperini è ormai l’allenatore in pectore, in attesa solo del contatto definitivo con i Friedkin. Prima, però, andrà chiuso formalmente il rapporto con l’Atalanta. Un passaggio delicato, che non sarà breve ma che apre a una nuova era per entrambe le parti.
La Lazio, intanto, ha già deciso: Baroni è ai saluti, manca solo l’ufficialità. E al suo posto prende corpo sempre di più il nome di Sarri. I primi contatti ci sono stati, l’offerta è importante e la voglia di tornare c’è. Sarri piace anche all’Atalanta, ma i bergamaschi non si muoveranno finché non sarà risolta la situazione Gasperini. Un vantaggio per la Lazio, che potrebbe chiudere prima.
Ma la notizia del giorno, a sorpresa, è un’altra: Raffaele Palladino ha rassegnato le dimissioni dalla Fiorentina. Una decisione figlia di un clima non più sereno, che ha finito per compromettere la possibilità di costruire un progetto condiviso. I risultati (Europa conquistata, semifinale di Conference) non sono bastati: qualcosa si è rotto e tornare indietro sembra impossibile. Ora la Fiorentina si guarda attorno, consapevole che dovrà ripartire da un nuovo profilo.
Nel frattempo l’Inter resta sullo sfondo, concentrata sulla finale di Champions, senza pensare troppo - almeno per il momento - all’offerta dell’Arabia. Ecco perché si fa fatica a capire chi sta davvero fermo. Il Como riparte da Fabregas (almeno, anche qui, fino a prova contraria), il Genoa conferma Vieira, il Parma è vicino al rinnovo con Chivu, l’Udinese – salvo sorprese societarie – proseguirà con Runjaic.
Ma il resto è tutto in movimento. E quando tutto si muove, anche chi pensava di essere al sicuro comincia a guardarsi intorno. Come Verona, Cagliari e Lecce: oggi non se ne parla, domani chissà. Non resta che aspettare. Anche noi.
