Bebeto ricorda i Mondiali vinti sull'Italia: "Eravamo andati negli USA per vincere"
Intervistato dalla FIFA attraverso i suoi canali ufficiali, Bebeto ha ricordato la vittoria dei Mondiali conquistata con il Brasile a USA '94 ai danni dell’Italia: “Tantissimi ricordi. Il modo in cui siamo arrivati. Eravamo tutti molto concentrati, davvero concentrati. Volevamo entrare nella storia del calcio. Quella era la nostra opportunità, capisci? Quella era la possibilità. Il Brasile non vinceva da oltre 24 anni. L’organizzazione era fantastica. Pensavo solo che gli orari delle partite fossero un po’ duri, perché giocavamo a mezzogiorno, all’una del pomeriggio, ed è caldo. Molto caldo.
Ma il nostro desiderio di vincere era così grande che avremmo superato qualsiasi cosa, qualsiasi ostacolo davanti a noi l’avremmo saltato, avremmo superato tutto, proprio come abbiamo fatto. Tutti erano lucidi, concentrati sull’obiettivo: diventare campioni del mondo. Penso che lì… non ci fosse una sola persona che non fosse concentrata. Avevamo tutti la stessa mentalità, lo stesso obiettivo. E quando è così, amico, non ti ferma nessuno.
L’unione di quel gruppo… Eravamo tutti preparati, non solo mentalmente, ma fisicamente, per vincere la Coppa del Mondo. Siamo andati lì per vincerla. E ne sono stato certo durante la partita contro gli Stati Uniti. Con Leonardo espulso, in dieci, nel Giorno dell’Indipendenza americana, il 4 luglio, non lo dimenticherò mai. E sono stato io a segnare il gol. Sono andato da Leonardo, sono entrato nello spogliatoio a cercarlo, dopo che era stato espulso, e gli ho detto: ‘Non preoccuparti, segnerò io il gol della vittoria. Alzati, preparati, festeggeremo dopo’. Quando sono tornato mi ha abbracciato e mi ha ringraziato tantissimo. Gli ho detto: ‘Te l’avevo detto che avrei segnato’. Ed è stata una sensazione bellissima. È stato il lavoro di Dio, sai? Ho sognato, amico, tanto di vincerla. Perché quando inizi a giocare a calcio, hai un sogno. E io avevo quel sogno da bambino: indossare la maglia del Brasile, che per me era come una seconda pelle, giocare per il mio paese, difendere la mia patria e diventare campione del mondo. Hai idea di cosa significhi? È enorme, amico. Non sono molte le persone che sono campioni del mondo. Credo che ce ne siano… 400 o 500? Li puoi contare sulle dita. Vincere la Coppa del Mondo è difficilissimo. Se non sei determinato, concentrato, e se non siete tutti concentrati sullo stesso obiettivo, non vincerai. Non vincerai. Nessuno vince da solo. Se non ci sono persone che si aiutano a vicenda…
Quindi, quello che è successo in quella partita è stata resilienza. Perché eravamo in dieci. E incredibilmente, la squadra ha iniziato effettivamente a giocare meglio e a correre di più. Quando sei in dieci, devi correre. E ci dicevamo solo: ‘Forza. Aiutiamoci’. Questo succedeva in campo, capisci”.











