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Desailly ricorda: "Berlusconi faceva di tutto per noi, al punto che ci sentivamo in colpa"

Desailly ricorda: "Berlusconi faceva di tutto per noi, al punto che ci sentivamo in colpa"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Niccolò Righi
Oggi alle 00:08Serie A
Niccolò Righi

Lunga intervista concessa ai microfoni de L'Ultimo Uomo dall'ex difensore del Milan Marcel Desailly che, tra i vari temi trattati, è tornato sulla sua esperienza in rossonero con Fabio capello in panchina: "L’Italia mi ha dato tutto. A Marsiglia ero un giocatore giovane, anche un buon giocatore se vogliamo, ho vinto il campionato. Ma quando sono arrivato a Milano, non so perché, gli astri si sono allineati e in qualche modo ero perfetto a livello tattico per il Milan di quei tempi. In quel 4-4-2 aggressivo ero perfetto, accanto ad Albertini o più raramente Boban. Il Milan e la Serie A mi hanno dato gli strumenti per essere un top player probabilmente per tre anni - un periodo in cui sono stato uno dei migliori centrocampisti al mondo. E io non sarei nemmeno dovuto essere un centrocampista: nel fondo io mi sento un difensore. Ma a quei tempi il Milan sperimentava molto a livello tattico e per questa ragione ho potuto fare un’esperienza al massimo livello possibile. Allora, poi, la Serie A era anche il miglior campionato del mondo e per questo sono molto orgoglioso. In Inghilterra è stato diverso, invece: magari ho avuto uno stile di vita migliore ma ho giocato a un livello più basso, anche a livello organizzativo. Berlusconi faceva qualsiasi cosa per i giocatori fino a un punto in cui ci sentivamo in colpa. Ci dava tutto ciò che chiedevamo".

Per esempio?
Davvero qualsiasi cosa. Avevi una macchina sempre disponibile, qualcuno dedicato a te 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Se avevi un problema, per esempio con i tuoi bambini, c’era qualcuno lì per te. Se non ti piacevano gli asciugamani che avevi a casa qualcuno veniva a cambiarteli. E noi eravamo una generazione diversa. Oggi forse i giocatori percepiscono queste cose come normali, e devi aggiungere qualcosa oltre a questo per motivarli, ma allora non lo erano. Al tempo fare questo tipo di cose per noi era… wow!".

Come ha vissuto la notizia dell'abbattimento di San Siro?
"Dico sempre che San Siro è il mio giardino. Certo, all’epoca il terreno era un disastro. Spendevano tantissimi soldi per tenere l’erba in vita con tecniche di illuminazione che però non erano ancora al livello di quelle che ci sono oggi e per questo dovevano cambiare il manto ogni mese".

Si rivede in qualche giocatore di oggi?
"Mi piace molto Upamecano. C’è anche Tchaoumeni, ma è più centrocampista rispetto a quanto lo fossi io. Upamecano ora mi sembra anche che riesca a gestire meglio l'adrenalina del calcio internazionale. Non è facile passare da essere un buon giocatore nel calcio per club ad essere un buon giocatore nel calcio per Nazionali: c'è bisogno di una transizione. Devi assorbire l’adrenalina, accettare che i tuoi compagni sono diversi, che il gioco è diverso. Lui ha avuto alcuni problemi con tutto questo. Ora, con Saliba, è tra le prime scelte nel suo reparto".

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