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Fabio Cannavaro: "Un peccato non vincere uno Scudetto a Parma, ci è manca la pressione"

Fabio Cannavaro: "Un peccato non vincere uno Scudetto a Parma, ci è manca la pressione"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 23:38Serie A
di Simone Lorini

L’ex difensore del Parma e ora allenatore Fabio Cannavaro è stato ospite del Festival della Serie A. Dagli inizi nelle giovanili del Napoli fino alle nuove esperienze da allenatore, passando ovviamente per gli anni in Emilia, il campione del mondo 2006 ha ripercorso la sua vita sportiva.

Sull’esperienza a Parma: “Quest’anno son trent’anni da quando sono arrivato qua la prima volta, ogni volta ci torno con tanta voglia. Eravamo una squadra davvero forte, un punto di riferimento, ci siamo tolti tante soddisfazioni. È stato un peccato non vincere un campionato con una squadra così forte, c’è mancato il pizzico di pressione che trovi nelle piazze più grande, spesso fa la differenza. Al di là della qualità della rosa, c’era già un allenatore che proponeva un calcio moderno, Malesani. All’epoca era un visionario, spingeva per la costruzione dal basso, voleva rompere la linea con un possesso palla e con la riconquista palla. È stato un allenatore che mi ha insegnato tanto, ha cambiato il mio concetto di fase difensiva. Il mio vantaggio è sempre di cercare di pensare da attaccante, per anticipare le situazioni. All’epoca ti dovevi arrangiare, a volte si giocava di reparto, altre individuali, gli avversari dell’epoca non concedevano errori, ad ogni occasione quegli attaccanti facevano gol”.

Sull’intesa in difesa: “Con Thuram c’era grandissima fiducia, sapevo di poter andare a pressare nella metà campo avversario che lui copriva, lo stesso lui con me. Io conoscevo i suoi limiti, lui i miei… senza occhiali vedeva poco bene lateralmente, lo sapevo e quindi stavo attento all’attaccante e a Lilian. Una volta perse la lente, gli dissi che non potevamo fermare la partita (ride, ndr). Poi sapevamo che dietro c’era Buffon, che ci avrebbe salvati. La prima volta che l’ho visto qui a Parma nel parco della Cittadella ho capito subito che ero davanti ad un fenomeno. Aveva una personalità forte.”

Sugli allenamenti in Cittadella: “Era il bello di giocare a Parma. Potevi passeggiare in centro senza problemi, potevi andare al parco e penso che sia così anche oggi qui. Poi ovviamente è complicato perché noi allenatori oggi siamo diversi, vogliamo nascondere le insicurezze, all’epoca invece erano più avanti di adesso. Le partite oggi si preparano diversamente, si studia l’avversario: prima potevi mostrarti, oggi c’è più tattica e strategia”.

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