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Roma, arriva Vina. Dal Palmeiras come Cafu, sull'altra fascia: un pendolino mancino per Mou

Roma, arriva Vina. Dal Palmeiras come Cafu, sull'altra fascia: un pendolino mancino per MouTUTTO mercato WEB
mercoledì 21 luglio 2021, 13:45Serie A
di Ivan Cardia

Arriva Matías Viña. Bando alla scaramanzia nelle trattative, ieri Tiago Pinto è stato molto netto e la Roma aspetta già da domani il rinforzo che, fino al recupero di Leonardo Spinazzola, dovrà presidiare la fascia sinistra della formazione di Josè Mourinho.

Come Cafu, sulla fascia opposta. Considerati i club di partenza e di approdo, è impossibile non pensare all’illustre precedente. Marcos Evangelista de Moraes, al secolo Cafu, arrivò alla Roma dal Palmeiras nel 1997 per 13 miliardi di lire e si rivelò uno degli acquisti più azzeccati nella storia del club capitolino. A parte questo, col Pendolino brasiliano, Viña ha chiaramente poco da spartire: intanto, perché è uruguaiano di Empalme Olmos, comune di quasi cinquemila anime poco lontano dalla capitale Montevideo. Soprattutto, perché gioca sull’out mancino; da ultimo, perché Cafu arrivava comunque come 27enne campione già affermato, seppur solo in patria, vincitore del Mondiale nel 1994 e della Copa América appena prima di trasferirsi alla Roma. Mentre Viña, che in bacheca da parte sua vanta la Copa Libertadores vinta col Verdao, tenta ora, a 24 anni da compiere a novembre, il grande salto in Europa.

Talento e fatica. Ha già sfiorato l’Italia. Terzino mancino tecnico, dal buon dinamismo e col passaporto comunitario (aspetto da non sottovalutare), Viña al bel piede mancino abbina un discreto fisico, sfiorando i 180 centimetri d’altezza. Fin qui, ha messo insieme numeri importanti nelle esperienze con Nacional e Palmeiras, tanto da diventare negli ultimi mesi un titolare indiscusso della Celeste (anche nell’ultima Copa America). Seguito, nell’alimentazione e nella vita, dalla fidanzata Florencia Velasco, ha imparato a sue spese che il talento nella vita non basta, ma bisogna faticare e anche tanto. Nel 2014, appena diciassettenne, una frattura alla clavicola rischiava di metterne a rischio la carriera. Risultato: sveglia alle 5 ogni giorno per fare fisioterapia a Montevideo, coniugare l’esigenza di non saltare neanche una lezione a scuola (un segnale importante della famiglia che gli sta dietro) e poter continuare a giocare. Da lì, la rincorsa fino al Sudamericano U-20 del 2017 vinto con l’Uruguay, poi i titoli col Nacional, il trasferimento al Palmeiras. Ora la Roma. E dire che l’Italia l’aveva già sfiorata più volte: nel 2019, Torino e Lazio lo avevano adocchiato. Nel 2020, il Milan, battuto sulla corsa dal club brasiliano. Di recente, sondaggi dell’Inter. La Magica si è mossa con anticipo, e ora Mourinho aspetta il suo Pendolino uruguagio.

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