Orsato: "I miei arbitri devono pensare solo alla C. A loro dico: niente paura e zero social"

"Il fischietto non mi manca. Oggi la mia missione è un’altra: insegnare ai giovani arbitri a non avere paura. L’arbitro che era dentro di me è morto. Nella vita devi sempre pensare al futuro, non puoi vivere di ricordi, altrimenti è finita": in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera in edicola quest'oggi, esordisce così Daniele Orsato, designatore della CAN C dell'AIA.
E spiega poi quelle che, per lui, sono le regole per gli arbitri: "La prima regola è che ognuno deve avere il proprio stile. Imporne uno è un errore. La seconda è che qui vige la meritocrazia. Ognuno ha ciò che si merita, lo sport non mente mai. Terza regola. I miei arbitri devono pensare solo alla C. La A e la B non sono per tutti. Bisogna guardare sempre in alto, imparare, ma sempre ricordandosi dove ci si trova. Il nostro slogan è: C siamo. Il principale difetto degli arbitri di oggi? La paura, ma non è colpa loro. I social ad esempio sono terribili, senza pietà, non è facile resistere a certe critiche. Dico sempre che non devono preoccuparsi di sbagliare: se sbagliano è colpa mia, che non li ho preparati abbastanza bene. I ragazzi devono pensare solo ad arbitrare. A migliorare. A imparare dai propri errori, senza voltarsi mai. Per questo sono rigorosissimo: niente social. E più vita vera".
E sull'inserimento del Football video support: "È una bella novità, che può far crescere il calcio, siamo fieri di essere i primi ad averla. Questa è una ulteriore possibilità di comunicazione fra panchine e arbitri: se gli allenatori sono tranquilli, andrà tutto bene".
