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18 gennaio 1977, l'assurda morte di Luciano Re Cecconi. Fatale uno scherzo finito male

18 gennaio 1977, l'assurda morte di Luciano Re Cecconi. Fatale uno scherzo finito maleTUTTO mercato WEB
giovedì 18 gennaio 2024, 00:00Accadde Oggi...
di Andrea Losapio

Il 18 gennaio del 1977 moriva Luciano Re Cecconi. Un incidente per un giovane che aveva appena compiuto 28 anni, nel Far West della Lazio più pazza di sempre: tutti quanti avevano un'arma da fuoco, ma non lui. Una tragedia avvenuta in via Nitti, traversa di Corso Francia, a Roma. Era in compagnia di Giorgio Fraticcioli e Pietro Ghedin quando inscenò una rapina alla gioielleria. Re Cecconi, famosissimo per via dei suoi tratti somatici e il capello biondo, pensava che il titolare lo avrebbe riconosciuto. Invece Bruno Tabocchini, invece di rispondere. al "Su le mani", le abbassò verso un'arma, una pistola, che teneva sotto il bancone del negozio, esplodendo un colpo che termina la sua corsa nel pieno del petto dell'attaccante laziale.

Aveva vinto lo Scudetto nel 73-74 contro ogni pronostico, grazie a Tommaso Maestrelli, suo allenatore e mentore. Lo aveva già avuto al Foggia e lo aveva preso con sé in biancoceleste. Il tecnico era morto un mese prima per un cancro al fegato. Il clima sociale, a causa dei fatti di cronaca, non era dei migliori. Re Cecconi non viene riconosciuto a causa del bavero alzato parzialmente sul suo viso. “Era uno scherzo, era solo uno scherzo”, le sue parole dopo essere stato colpito. Tabocchini, arrestato e accusato per eccesso di legittima difesa, viene processato per direttissima e viene assolto.

“Quel Re davanti al mio cognome, è un regalo del re. Vittorio Emanuele II passò per Busto Arsizio e per Nerviano e gradì la buona cucina e l’accoglienza ricevuta. Allora volle beneficiare la gente delle nostre campagne lombarde con un dono simbolico ma indelebile. Così, i Cecconi diventarono pomposamente Re Cecconi, i David Re David, in base al riconoscimento stampato. Il regalo di Vittorio Emanuele II, trasmesso di generazione in generazione, l’ho accolto con orgoglio. È una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via. Ho il cognome ornato. E suona bene”. Un po' meno un freddo colpo di pistola sparato ai primi di gennaio.

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