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Soncino, terra di calciatori. Il primo è stato Giacomo Losi

Soncino, terra di calciatori. Il primo è stato Giacomo Losi
giovedì 6 giugno 2024, 06:25Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Antonio Rinaldi facebook
SONCINO: PICCOLO BORGO DI VALOROSI CALCIATORI

Nel cuore della Lombardia, dove si congiungono le provincie di Cremona Brescia e Bergamo, sorge SONCINO, un borgo medievale attraversato dal fiume Oglio, interessante per la storia e l’architettura.
Domina l’orizzonte la Rocca Sforzesca, un’imponente fortezza che testimonia un passato glorioso. Il borgo ha vicoli stretti e case in pietra, con portali scolpiti e stemmi nobiliari. Si respira l’atmosfera dei cavalieri e dei tornei, delle battaglie e delle alleanze.
Sarà forse questo contesto valoroso ad aver consentito ad un paese di neanche 10.000 abitanti di fornire ben quattro giocatori alla serie A nel giro di due decenni.
Il più importante è stato GIACOMO LOSI (10 settembre 1935), grande bandiera della Roma. Prima di essere consacrato dal club giallorosso, Losi cresce vicino a casa, inizia la sua avventura calcistica come mezz’ala nella squadra locale, la Soncinese (oggi nell’Eccellenza lombarda). Nel 1951 passa alla Cremonese per 500.000 lire e prosegue giovanissimo in quarta serie. Nella stagione 1953-54 vince il campionato e ottiene alla fine le attenzioni della Roma che lo acquista per 8 milioni di lire. Una stagione per mettersi in luce e poi a 20 anni è titolare. 386 partite in serie A da difensore, tutte con la stessa maglia e la stessa dedizione ai colori, gli valgono l’appellativo di “Core de Roma” e rendono inevitabile il suo stanziamento nella capitale per il resto dell’esistenza. In Nazionale gioca 11 partite.
Losi si accomiata nell’estate del 1969 e quella stessa estate arriva alla Roma un altro nativo di Soncino, RENATO CAPPELLINI (9 ottobre 1943). Ha già alle spalle un pezzo di carriera molto importante, quello giocato nell’Inter. Cappellini parte infatti dal vivaio nerazzurro, ma in verità comincia ancora prima da Codogno, nel Lodigiano, dove lo scopre Peppin Meazza. Dopo un prestito al Genoa torna ad aggregarsi alla prima squadra nerazzurra. La volontà, la corsa, l’intensità gli regalano sei mesi entusiasmanti nella stagione 1966-67. Elimina il Real Madrid in Coppa dei Campioni con due reti, decide lo spareggio contro il CSKA Sofia che vale la finale, realizza molti gol in campionato, esordisce e va a segno in Nazionale. È l’ennesima magia di Helenio Herrera. Il Mago non lo dimentica: dopo una parentesi a Varese, lo rivuole a Roma. Alla fine 215 partite e 53 gol in serie A con Inter, Genoa, Varese, Roma e Como.

Dopo Losi e prima di Cappellini, appare in serie A anche GIOVANNI ZAVAGLIO (1 novembre 1936). Pure lui muove i primi passi nella Soncinese, poi passa alla Pergolettese e di lì finisce all’Atalanta dove esordisce a neanche 20 anni. È un’epoca in cui i bergamaschi fanno la spola tra la serie A e la serie B. Zavaglio è un giocatore poco fisico, ma con notevole senso del gol. Sono solo un paio le stagioni in cui trova un discreto spazio in serie A, dove mette insieme 46 presenze e 8 reti. Anche Verona, Venezia e Catanzaro completano il suo percorso tra i professionisti.
Un altro guerriero di Soncino è SERGIO BORGO (2 febbraio 1953). Lui inizia più a nord, a Busto Arsizio nella Pro Patria, in serie C. Lì conosce Luciano Re Cecconi che lo segnala alla Lazio. Gioca una partita coi biancazzurri l’anno dello scudetto di Maestrelli, altre due un paio di anni dopo. Poi per nove stagioni e 259 partite diventa prima un punto fermo e poi il capitano della Pistoiese. Gioca mediano e con gli arancioni conquista la serie A, dove rimane un solo anno. Nella massima divisione disputa 30 partite, ma ne colleziona ben 423 in tutta la carriera.
Sullo stemma del Comune di Soncino campeggia la scritta “Nec aspera terrent” (le difficoltà non mi spaventano), un motto militare. Lo spirito dei combattenti, in effetti, non ha mai fatto difetto a questi calciatori.

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