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Genoa Women, Di Criscio: "Ci battiamo per essere atlete. Promozione in A, che emozione"

Genoa Women, Di Criscio: "Ci battiamo per essere atlete. Promozione in A, che emozione"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 13:49Calcio femminile
di Andrea Piras
fonte dal Genoa Museum and Store, Genova

Presente alla tappa al Museo della Storia del Genoa per "Progetto SIC" della UISP, e patrocinato dall'UNAR e dalla Lega di Serie A, il difensore del Genoa Women Federica Di Criscio ha dichiarato: "La promozione è sempre un'emozione grandissima. Soprattutto quando ti ricordi da dove vieni e sei partita. Quest'anno abbiamo iniziato con in testa un obiettivo chiaro ovvero di fare degli della stagione precedente. Quando sono arrivata ad agosto ho visto un ambiente volenteroso di fare bene in quella categoria. La promozione è arrivata in una giornata dove il Bologna giocava un derby contro il Cesena e pensavamo di giocarci tutto all'ultima giornata. Invece abbiamo festeggiato in anticipo. E' stata un'emozione grande perché ti passano davanti tanti momenti in cui hai dovuto sgomitare e per tante ragazze è un'emozione grande perché hai fatto tanti sacrifici".

L'anno prossimo sarà più complicato?
"Ho avuto la fortuna di giocare in Serie A per tanti anni. Ho vaghi ricordi di quello che andremo ad affrontare. Sarà difficile, saranno tutte domenica dove dovremo sudarcela. La cosa bella è che avremo la possibilità di affrontare realtà grandissime che magari sono partite prima del Genoa ma noi non abbiamo niente da invidiare, possiamo crescere e sfruttare questa opportunità. Ora però ce la godiamo".

Hai iniziato quando il calcio femminile non era molto organizzato. Culturalmente qualche passo avanti c'è stato?
"E' vero che sono giovane ma ho vissuto fasi transitorie di questo movimento che partono dal 2015 dove le società non avevano niente e le giocatrici erano lavoratrici. Se parliamo di movimento femminile dobbiamo parlare di tutte quelle squadre che sono sotto di noi che non fanno del calcio la loro vita. E quindi accettano di allenarsi la sera in orari pesanti. Io da bambina, dopo che ho fatto il passaggio dal maschile al femminile, mi allenavo alle otto di sera e avevo 12-13 anni. Culturalmente è cambiato poco, la cosa che è cambiata è che se ne parla un po' di più e abbiamo la possibilità di tramandare dei messaggi. Abbiamo l'obbligo e la responsabilità di dire da dove siamo partite e quello che stiamo facendo. Quello che stiamo facendo lo stiamo facendo con fatica dove tutti ti paragonano al calcio maschile. Noi ci battiamo di essere atlete, calciatrici. Quello che è difficile nella cultura è far capire che noi siamo atlete, siamo sportive. Si parla molto di calcio femminile ma le persone che ne parlano quanto ne sanno di calcio femminile? Se parliamo di calcio femminile, bisogna parlare anche di quello che facciamo quotidianamente".

Ora con la Serie A questo processo si accentua?
"Già adesso si fa una 'selezione naturale'. Nel senso ci sono tante ragazze che avrebbero le capacità di stare nelle categorie superiori e si trovano davanti ad una scelta. Questa distinzione fra le due categorie si accentua. Anche ora abbiamo una ragazza che lavora, si allena alla mattina, finisce alle 12 e poi va a Genova a lavorare fino alle 21. Il tutto sta sugli investimenti. Al Genoa siamo fortunate perché, tranne una ragazza che lavora, tutte vivono di questo ma fuori da Genova la situazione è amplificata dieci volte. Sarà un percorso di crescita. Abbiamo la fortuna di avere la direttrice (Marta Carissimi ndr) che la categoria la conosce e lei ci metterà nelle condizioni di farlo al meglio".

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