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esclusiva

Neffa: "Un onore aver dato il nome a un cantante. Vivo a Miami per amore"

ESCLUSIVA TMW - Neffa: "Un onore aver dato il nome a un cantante. Vivo a Miami per amore"
mercoledì 9 marzo 2022, 09:30Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Se dici Neffa oggi nel 2022 tutti pensano a Giovanni Pellino, fra i rapper più importanti della scena italiana da ormai vent'anni. Il suo nome d'arte, per l'appunto "Neffa", è preso da un calciatore che ha militato in Serie A a cavallo degli anni '80 e '90, un predestinato del calcio sudamericano sul quale la Juventus si fiondò immediatamente ma che alla fine non vestì mai la maglia bianconera. Gustavo Neffa, l'originale, oggi ha 50 anni e da anni vive negli Stati Uniti con sua moglie, l'ex tennista Rossana De los Rios, attiva tra gli anni '90 e 2000 e arrivata al numero 51 del ranking WTA. Della sua storia passata, del presente e del suo rapporto con il rapper che lo ha reso popolare ancora oggi ce ne parla in esclusiva per Tuttomercatoweb.

Gustavo Neffa, cosa fai oggi?
"Sto lavorando per la Nike, cerco calciatori che possano diventare in futuro uomini immagine. In definitiva faccio scouting, cerco talenti soprattutto in America Latina e Asia".

Da anni hai lasciato il tuo Paraguay
"Vivo a Miami da ben 22 anni, è stata una scelta condivisa con mia moglie che è stata ex tennista professionista e ai tempi era la soluzione migliore anche a livello logistico per spostarsi poi per le varie località del mondo per i tornei. Il clima qui è fantastico e la Florida è perfetta per vivere".

Anche tua figlia Ana Paula ha seguito le orme di mamma
"Sì, fa la tennista anche lei. Ha 25 anni e dopo aver finito l'università ha deciso di riprendere la professione".

Gustavo Neffa e Rossana de los Rios: una coppia che in Paraguay è molto popolare
"L'Olimpiade di Barcellona nel 1992 ci ha fatto incontrare. Io ero con la nazionale under 23, lei per il tennis. Dopo due anni ci siamo sposati".

Si legge che per lei hai abbandonato il calcio diventando il suo personal trainer
"No, non è vero. Semplicemente viaggiavo con lei, era un modo per non essere separati. Ho visto molti paesi, sono tornato in Italia grazie ai tornei al Foro Italico di Roma. Mia moglie è stata il numero 51 del ranking, aveva molti impegni e per me è stato un piacere accompagnarla nel mondo. Mi sono inevitabilmente appassionato al tennis, imparando tanto".

E il calcio?
"La passione resta, seguo sempre il campionato italiano anche dagli Stati Uniti".

L'Italia l'hai conosciuta giovanissimo, ma ancor più precoce è stato il tuo impatto in patria
"A 15 anni debuttavo in prima squadra nell'Olimpia, a 16 ero nella nazionale maggiore paraguayana. Ho giocato una finale di Copa Libertadores molto presto, peccato per come andò. Ce la vedevamo con l'Atlético Nacional, dovevamo giocare in Colombia e all'epoca con Pablo Escobar non era facile giocare. Si respirava una strana atmosfera, c'era un clima teso e avevamo paura".

Arriva la Juventus, ti prende che hai appena 18 anni. Ma non vesti mai la maglia bianconera
"All'epoca c'era il limite dei tre stranieri, la Juventus aveva Zavarov, Alejnikov e Rui Barros. Mi prestarono alla Cremonese, dovevo giocarmi le mie possibilità per meritarmi i bianconeri. Tra una retrocessione e una promozione invece resto a Cremona tre anni".

Che ricordi hai di quell'esperienza?
"Mi piacque molto, le persone davvero cordiali. Ricordo il freddo e noi paraguayani non siamo abituati a certe temperature. Fosse stato per il club sarei rimasto ancora alla Cremonese, ma io ero abituato a lottare per vincere i campionati in Paraguay ed ero stanco di lottare per non retrocedere e giocare un calcio difensivo. Potevo restare in Europa, mi voleva il Norimberga e mi cercavano in Svizzera. Alla fine ho scelto di tornare in Sudamerica e sono andato al Boca Juniors".

Ai tempi la Juventus cercava un nuovo Platini, sperava di averlo trovato in te
"Sì, cercavano un giocatore con determinate caratteristiche ma rimpiazzare Platini è impossibile. Mi è dispiaciuto tantissimo non giocare alla Juve, è stato un colpo durissimo. Ero troppo giovane e avevo mi ero fatto molte illusioni. Ma ad ogni modo non posso che ringraziare Giampiero Boniperti, un signore che porto nel cuore".

In 22 anni a Miami hai visto l'escalation della MLS. A che punto è?
"È cresciuto tanto ma manca ancora troppo per essere al livello del calcio europeo".

E il tuo Paraguay?
"Questa generazione sta vivendo un momento difficile. Non è stato fatto un buon lavoro con i giovani, non siamo riusciti ad avere un adeguato ricambio generazionale".

Gustavo Neffa può vantare di essere uno dei pochi al mondo ad aver ispirato il nome di un cantante
"Quando l'ho scoperto ero in Italia con mia moglie per il suo torneo di tennis, quando mi dicono di un cantante di nome Neffa penso sia uno scherzo. Quando ho scoperto che era tutto vero devo dire che ho provato tanta allegria, mi ha fatto davvero felice. E per questo lo ringrazio".

Vi siete mai sentiti?
"Sì, ci siamo messi in contatto telefonicamente. Mi ha detto che gli piaceva il mio modo di giocare, era un fanatico della Cremonese e ha deciso di chiamarsi Neffa in mio onore. Abbiamo parlato spesso e quando sono in Italia lo chiamo spesso. Mi ha invitato ai suoi concerti ma non sono mai potuto andare. Spero un giorno di poterlo fare".

Canzone preferita?
"'Le ore piccole', che ha portato a Sanremo. E anche 'La mia signorina'".

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