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Il Milan non può essere il Benfica o il Porto d'Italia. Cardinale si tiene tutti i dirigenti nel CdA, poi caccia Maldini appena può. Sarebbe bello sapere come mai, ma le domande sono sorpassate

Il Milan non può essere il Benfica o il Porto d'Italia. Cardinale si tiene tutti i dirigenti nel CdA, poi caccia Maldini appena può. Sarebbe bello sapere come mai, ma le domande sono sorpassate
© foto di Lorenzo Di Benedetto
venerdì 9 giugno 2023, 15:20Editoriale
di Andrea Losapio

Quello che sembrava impossibile alla fine si è materializzato. Paolo Maldini dice addio al Milan dopo uno Scudetto conquistato alla stregua di Zaccheroni a fine secolo (cioè totalmente inaspettato) e un quinto posto che è valso comunque la Champions League, senza contare il secondo di due anni or sono. E una semifinale di Champions, mica cotiche. Questo il bottino dopo un minimo di apprendistato, ma anche l'essere stato in discussione per Elliott con Boban, con il "Mago" Rangnick già sulla porta per prenderne il posto, almeno prima del Covid e della serie inaspettata di risultati positivi da parte di Pioli. Probabilmente nessuno, dopo la cinquina subita con l'Atalanta a Natale 2019, avrebbe scommesso due lire su quanto portato a casa dal Maldini dirigente. Invece sono lì, lucidi. E poi ci sono anche gli errori, non bisogna non sottolinearli: non rinnovare Donnarumma, Calhanoglu e Kessie, per dirne tre. Oppure prendere Origi e De Ketelaere. Per Ibrahimovic era necessario l'ultimo anno?

Solo chi non fa sbaglia. E bisogna anche sottolineare come Maldini abbia sì goduto sempre di ottima stampa - pure quando sbagliava, su Kessie c'era fiducia ogni minuto, su Leao è andato a dama con fortuna, bravura ma anche spendendo molto - ma che i cavalli si vedono all'arrivo. Pure per quanto riguarda il risultato commerciale, cioè il bilancio, bisogna ringraziarlo. Perché c'è sì stata una politica di diminuzione dei costi che ha tarpato le ali al dirigente, ma quando c'è stato da far quadrare i conti non ha mai sforato. Forse è anche per quello che gli errori, come De Ketelaere, poi si pagano il doppio. Perché non c'è spazio per recuperare, non ci sono jolly da pescare dal mazzo. Kalulu lo è stato, per dirne uno, ma anche Thiaw. Bene sui difensori, molto peggio sugli attaccanti. Certo, avere un ultra quarantenne, un trentaseienne (pur vicecampione del Mondo, ma chissà se ci fosse stato Benzema) e un quasi trentenne che ha sempre avuto problemi fisici in carriera non porta a risultati straordinari.

Ecco, forse al Milan sono mancati i campioni, quelli veri. I Leao. Quello che doveva essere De Ketelaere, insomma. Però ci sono molti giocatori che sono andati al di là delle proprie potenzialità: Messias e Saelemaekers qualche anno fa non avrebbero giocato in rossonero, Krunic ci sarebbe arrivato almeno un paio di anni dopo. Brahim è stato aspettato e ora può tornare al Real Madrid. Certo, se poi arrivasse Gundogan nessuno si strapperebbe i capelli, ma questo è un altro bel discorso. Il Milan non ha mai fatto plusvalenze nella sua vita, da Berlusconi in poi, perché semplicemente non è mai stato in grado di farne. Così l'idea Moneyball può avere una sensazione per il Milan? Può diventare una sorta di Porto (o Benfica) d'Italia? La risposta è no. Semplicemente perché arrivare fra le prime - e quindi in Champions League - non è così scontato. Per Benfica e Porto - e una fra Sporting e Braga - invece lo è. E per questo è possibile puntare su due o tre giovani che arrivano dalla cantera, ogni volta, perché il distacco con le altre è talmente grande che nessuno pressa se Ruben Dias o Nuno Mendes sbaglia un appoggio. Qui c'è la Scala del Calcio, i fischi non arrivano alla prima stecca ma alla seconda nota sbagliata non c'è certo l'applauso di incoraggiamento. E poi il calcio ha una dimensione diversa, non è solo algoritmi. C'è chi lo sta facendo, ma l'occhio umano non è ChatGPT, ha una sensibilità diversa. Gli algoritmi non tengono conto delle qualità caratteriali e organiche di un calciatore. "Altrimenti tutti potrebbero giocare in Serie A. Invece c'è chi soffre il passaggio anche solo di pressione", mi disse un grande dirigente non più tardi di un mese fa. Ci sono le categorie, nel calcio, che non è il baseball, non è il basket e non è la pallavolo: qui ci sono talmente tante variabili che non è il più forte a vincere. Almeno non sempre.

Poi certo, sarebbe bello capire come mai Cardinale non cambia praticamente nulla nell'organigramma del Milan al momento del suo ingresso - tranne Gazidis che prende 20 milioni di buonuscita e al suo posto arriva Furlani - ma poi al primo tremore in campo, ecco che va via Maldini. Sarebbe bello chiedergli come mai, ma fare domande sembra una dimensione sorpassata nel calcio attuale. In ogni caso complimenti a Maldini, perché in tanti lo sbeffeggiavano, ritenendolo più come giocatore di padel che non come un grande dirigente. Ha dimostrato di essere il secondo. Sul primo non c'è possibilità di esprimersi (e neanche ci teniamo più di tanto).

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