Abodi: "L'Italia ha bisogno del Mondiale. La Figc sta capendo le ragioni della nostra crisi"
Ospite sul palco di 'Atreju' manifestazione politica promossa da Fratelli d'Italia, partito di maggioranza capeggiato dalla premier Giorgia Meloni, il ministro Andrea Abodi si è espresso sul calcio italiano, a cominciare dalla Nazionale: "In questo momento mi concentro sul presente e il presente è il 25-31 marzo. Siamo tutti attorno alla Nazionale perché si torni al Mondiale, ne abbiamo bisogno noi e ne hanno bisogno i nostri figli. Per estrarre il talento bisogna dare opportunità, cercarlo, coltivarlo, avere uno spartito. Forse la metodologia va rivista. Negli ultimi venti anni ci siamo molto concentrati sul metodo, sul modo di stare in campo, portando all'esasperazione l'organizzazione tattica e togliendo il divertimento. Ma io ho la sensazione che i nostri adolescenti non si divertano col pallone. Io non credo che non ci sia talento, ma il talento non esce da solo, bisogna saperlo individuare e coltivare. Senza la cura quotidiana un contadino non può avere la semina. Il calcio e la vita sono la stessa. Ora però c'è la Nazionale, c'è un obiettivo. Possiamo auspicare che all'interno del sistema federale, così come sta succedendo, si capiscano le ragioni di una crisi e si cerchino le soluzioni per superarla".
Prosegue Abodi: "Il settore tecnico federale ha bisogno di un profondo rinnovamento. Se l'allenatore è sbagliato, il risultato finale è sbagliato. Se l'allenatore non pensa di dover essere anche un educatore, c'è qualcosa che non quadra. Ma non quadra neanche se un professionista in campo insulta violentemente e in maniera inaccettabile la mamma di un avversario. E non può finire a tarallucci e vino. Perché quello, al di là dell'educazione, è un comportamento antisportivo, è contro le regole dello sport. E abbiamo visto che troppo spesso ci si nasconde dietro l'interpretazione della norma. Il comportamento dei professionisti deve essere esemplare. Non ho un'ossessione bacchettona, ma ritengo che proprio per la visibilità che hanno i giocatori più esposti alla mediaticità, tutto questo deve determinare responsabilità. E deve esserci anche un meccanismo sanzionatorio che faccia capire che non va bene, perché se a fronte di insulti nulla succede, si è autorizzati a continuare a insultare. E se ci si insulta in campo in Serie A, ci si insulta ancor di più in Terza Categoria o tra gli Under 15. Ogni gesto è letto in modo educativo o diseducativo".











