Con Spalletti, Di Michele è diventato bomber: "Per me è un mentore". E parla di Torino e Lecce
Oltre a raccontarsi nelle sue nuove vesti di allenatore, David Di Michele nella lunga intervista a TuttoMercatoWeb.com (leggi qui l'integrale) riavvolge il nastro della sua lunghissima carriera fino a Udine, una delle città che gli ha regalato maggiori soddisfazioni. Con la maglia dell’Udinese, Di Michele ha avuto la fortuna di giocare con uno dei numeri dieci più forti dell'epoca. "Sono sceso in campo al fianco di campioni come Totò Di Natale, ma anche Vincenzo Iaquinta. Non erano ancora i giocatori che poi sarebbero diventati di lì a poco, però in quell’anno abbiamo fatto qualcosa di incredibile, perché nessuno si sarebbe aspettato una squadra capace di spodestare le grandi e di centrare una clamorosa qualificazione in Champions League. All'inizio nessuno di noi pensava di poter fare qual cammino, ce la giocavamo con la Sampdoria di Novellino, un’altra ottima squadra".
"Giocare con loro due (Di Natale e Iaquinta, ndr) era molto semplice, ma c’erano tanti altri giocatori che rischio di scordarmi se inizio a fare nomi (uno di questi è David Pizarro...). La 10 a Di Natale? Delle buone spalle su cui metterla, un giocatore che in campo risolveva e che attirava gli avversari. Come anche Iaquinta, che ti portava via due uomini, quando partiva faceva i solchi per terra… Una volta partiva lui, una volta partivo io, poi hai Di Natale che ti mette le palle in quel modo, insomma, è tutto più semplice".
In panchina c’era un certo Luciano Spalletti. "Per me è un mentore, l'ho sempre detto. È stato l'allenatore più importante che ho avuto. A Udine con le sue idee ha portato un gruppo di semi-sconosciuti, anche se di grandi prospettive, a livello internazionale. Ci ha dato tanto. Mi ha fatto fare 15 gol in campionato, con la Coppa Italia è stata la mia stagione migliore in assoluto, nella quale è riuscito a farmi esprimere le mie qualità in maniera stratosferica. Insieme a tutti gli altri, se pensiamo ai gol segnati da Di Natale, Iaquinta, Mauri, lo stesso Jankulovski, Muntari, Pinzi… Quell'anno eravamo una squadra veramente da 'fantacalcio', ovunque andavamo a giocare facevamo minimo due o tre gol. E poi non eravamo mai stanchi, a fine volevamo sempre continuare a giocare. Onore anche al preparatore atletico che era Paolo Bertelli".
Per l'allenatore che è e per come lo conosce Di Michele, nella Juventus chi è il giocatore dal quale Luciano Spalletti non può prescindere? "Secondo me Dusan Vlahovic, il più importante nel suo gioco. Perché la punta centrale deve far allungare la squadra e concretizzare. Facile dire Yildiz, ma penso che il calciatore che gli può far fare la differenza è l’attaccante serbo".
A parte Donnarumma, al momento in Nazionale c’è un giocatore che più di altri merita di giocare fisso? Oppure il livello ad oggi è tale che bisogna puntare più sul gioco? "Secondo un giocatore che va chiamato sempre è Sandro Tonali, è quello più continuo, quello più imprevedibile, quello che ti può fare la superiorità numerica. E il fatto di andare a giocare in Inghilterra lo ha migliorato tantissimo. Oggi è un giocatore importante".
Torniamo alle squadre di club: in che posizione può arrivare il Torino? "Ha sicuramente un organico importante, un allenatore che lo fa giocare bene. La problematica per me potrebbe essere la non continuità, perché a Torino come sbagli due o tre partite c'è un po' di confusione all'interno. Non dico fuori all'esterno perché parlare del pubblico di Torino è un qualcosa di importante. Al di là della mia parentesi non bellissima, ho sempre ammesso che indossare la maglia del Toro e giocare davanti ai tifosi del Toro è sempre stato qualcosa di gratificante e onorevole per tutto quello che rappresenta il club. Potrebbe fare qualcosa di importante, sicuramente può entrare nei primi dieci posti".
Un’altra tappa della carriera di Di Michele porta a Lecce. "Secondo me quest’anno si è indebolito molto, ma mister Di Francesco sta facendo un grandissimo lavoro per quello che ha. Gli manca una punta che possa far gol alla Krstovic. Stulic, in questo momento, non è ancora un giocatore da campionato italiano, Camarda è un ragazzo interessantissimo, ma non è quello che può risolvere i problemi del Lecce. Mi auguro e spero che la squadra si possa salvare il più velocemente possibile, anche se sarà una lotta dura, lunga e con tante squadre. La fortuna per il Lecce è che ci sono parecchie squadre in corsa, tolgo però la Fiorentina perché secondo me uscirà da quella situazione".













