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Fiorentina, Pioli: "Ho avuto le risposte giuste. Cambio gerarchie? Dipende da giocatori"

Fiorentina, Pioli: "Ho avuto le risposte giuste. Cambio gerarchie? Dipende da giocatori"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 21:15Serie A
Andrea Carlino

Stefano Pioli analizza la vittoria della Fiorentina sul Rapid Vienna per 3-0 in Conference League, con reti di Ndour, Dzeko e Gudmundsson. L'allenatore viola commenta, ai microfoni di Sky Sport, le risposte dei suoi giocatori, le scelte tattiche e l'importanza dell'aspetto mentale in un momento delicato della stagione.

Questa vittoria rappresenta la conferma dei progressi intravisti nelle partite precedenti?
"Credo che da questi momenti si esca non cercando di fare tante cose meglio ma puntando su una situazione specifica. Oggi puntavamo su essere una squadra determinata, una squadra feroce dal punto di vista dell'aggressività, dei duelli, della pressione. Abbiamo avuto delle buone risposte e magari la prossima partita faremo un altro passettino in avanti su un'altra situazione. Le risposte sono state quelle giuste, la partita l'abbiamo interpretata bene e sappiamo che il campionato è un'altra situazione. Adesso ci dobbiamo ributtare dentro con grande attenzione e determinazione. La settimana prossima ci vedremo impegnati tre volte con degli avversari importanti".

Fagioli è stato tra i migliori in campo. Le risposte dei giocatori che hanno avuto meno spazio possono cambiare le gerarchie?
"Dipende da loro. C'è sempre qualcuno in testa a un allenatore che parte più avanti e qualcuno che parte un po' più sotto. Se quelli che sono sotto li superano, giocano. L'allenatore ha bisogno di risultati e la squadra ha bisogno di vincere le partite. Ci sono state due buone risposte, è vero. In questo momento, fino ad oggi, in Conference abbiamo incontrato buoni avversari, ma di un livello inferiore, secondo me, al nostro campionato. Però le risposte ci sono e l'allenatore le tiene sicuramente presenti".

Dzeko ha dichiarato di voler giocare di più. Perché non schiera tre attaccanti?
"Il problema non è la volontà dei giocatori. Stiamo cercando di trovare degli equilibri e in questo momento la squadra non può permettersi più di due giocatori offensivi. Abbiamo quattro o cinque giocatori offensivi. Dipende dal nostro momento, dal nostro equilibrio, dalla nostra struttura di gioco. Giocare con tre giocatori offensivi in questo momento è un po' più complicato. Probabilmente potranno arrivare momenti dove saremo un po' più pieni di situazioni, di contenuti a livello tecnico e tattico, che ci permetteranno di schierare un attaccante in più, un giocatore offensivo in più. In questo momento no. Capisco la voglia di tutti i miei giocatori di giocare più partite, però questa è la strada che sto portando avanti. Dzeko sa dove è il mio ufficio, se vuole parlarmi. È un ragazzo intelligente, è un giocatore forte, questo lo so. Io devo cercare di fare le scelte migliori per la squadra. I risultati ancora non sono quelli che ci auguriamo, ma secondo me la strada è questa. Lui deve continuare così e farsi trovare pronto quando viene chiamato in causa, come hanno fatto bene anche gli altri ragazzi che hanno giocato per la prima volta in questa partita. Le gerarchie possono cambiare perché dipenderà molto dalle prestazioni dei singoli, della squadra e soprattutto dai risultati.

La squadra deve ritrovare energia positiva. Come lavora sull'aspetto mentale?
"Capisco benissimo, è chiaro che è compito mio. Sono arrivato qua, chiamato dal club, anche con la mia ambizione di voler alzare il livello. Ho creato tante attese, tante aspettative e l'inizio così difficile probabilmente ha complicato la nostra situazione anche dal punto di vista emotivo, dalla spessatezza mentale. Qua devo essere bravo a lavorarci io. Non sono così tanto d'accordo sulla partita di domenica scorsa. Il Milan, onestamente, anche perché era una squadra con diverse assenze, 10 minuti dopo che abbiamo fatto vantaggio, non ci ha mai dato l'impressione di metterci in difficoltà. Abbiamo fallito miseramente una situazione che ci vedeva in 10, perché il nostro capitano era fuori per infortunio, e lì non c'è stato quello scatto dove tutti dovevamo fare qualcosina in più. Se arrivassero risultati saremmo più spensierati, più brillanti, anche più belli dal punto di vista del gioco. Quando ci sono certe situazioni ne esci mettendo dentro la partita, soprattutto nei momenti delicati, difficili, qualcosina in più. Invece abbiamo fatto tutto il compitino e abbiamo concesso al Milan di riprendere fiducia, quando la partita tutto sommato era abbastanza sotto controllo. Il mio lavoro va molto sull'aspetto tecnico-tattico, ma assolutamente io ho sempre pensato che il lavoro più importante di un allenatore è l'aspetto psicologico. Tutti gli allenatori in Serie A o a certi livelli comunque hanno idee, sanno lavorare, ma quanto riesci a entrare dentro un giocatore, quanto riesci a convincerlo che quello che fai è giusto, quella disponibilità che riesci a ottenere fa la differenza".

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