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Il sorriso di Thuram riapre vecchie ferite, l'Inter non ha fatto i conti con il passato

Il sorriso di Thuram riapre vecchie ferite, l'Inter non ha fatto i conti con il passatoTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 13:38Serie A
di Ivan Cardia

"Dai, dì all’arbitro che hai fatto fallo”. E poi una risata ingenua, che ha fatto infuriare i tifosi dell’Inter. Marcus Thuram, a conti fatti, non avrebbe fatto nulla di più. Un capannello con il fratello Khephren, nei momenti più caldi della gara con la Juventus, senza alcuna volontà di mancare di rispetto alla maglia nerazzurra indossata. Sono bastate due immagini, però, per scatenare i social, costringere Cristian Chivu a gettare acqua sul fuoco e soprattutto chiamare l’attaccante a un chiarimento nei confronti di società, allenatore, compagni di squadra. Forse più infastiditi dall’altro grande problema comunicativo di sabato, la non esultanza dopo il gol.

Sorriso nuovo, ferite vecchie. Che al mondo Inter, nel suo complesso, siano bastati un sorriso sardonico in un confronto tra fratelli, dopo una sconfitta pesante ma non certo decisiva per la stagione, la dice lunga non sul momento attuale, ma tutto quello che c’è dietro. Perché il pregresso esiste e pesa: è un attimo tornare allo sfogo amaro di Lautaro Martinez dopo il Mondiale per club - “chi non vuole stare qui vada” - e pure al fatto che, sin da subito, Marcus fu tra i primi a scrivere a Calhanoglu, in generale uno dei più freddi con il suo compagno di reparto nell’immediato. Tutto risolto, per carità: oggi, ad Appiano Gentile non c’è un problema di spogliatoio nel senso stretto del termine. E lo stesso Chivu è stato bravo a gestire un gruppo inevitabilmente toccato dall’addio di Inzaghi. Ma è tutto fuoco che cova sotto la cenere, e ha una radice molto profonda.

Nuova Inter, vecchia Inter. Da quello sfogo, dal ko di Monaco, dall’addio dell’allenatore che ha segnato un ciclo di quattro anni, il club nerazzurro non ha praticamente tratto alcuna conclusione. Sono partiti alcuni giocatori tutto sommato marginali (Correa, Arnautovic, Asllani) e Pavard che aveva rotto l’incantesimo giocando a padel, ma poi basta. L’ossatura di Chivu è la stessa di Inzaghi. I senatori sono rimasti tutti, anche i più in là con l’età, un po’ per difficoltà di piazzarli e trovare sostituti, un po’ per timore di una rivoluzione copernicana. Cioè precisamente quello che sarebbe servito alla squadra nerazzurra, in seno e intorno alla quale basta davvero poco per far divampare potenziali incendi.

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