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Inter, Marotta: "Finali Champions amare, ma ci siamo arrivati e hanno generato ricavi"

Inter, Marotta: "Finali Champions amare, ma ci siamo arrivati e hanno generato ricavi"TUTTO mercato WEB
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Giacomo Iacobellis
Oggi alle 11:08Serie A
Giacomo Iacobellis
fonte Da Milano, Ivan Cardia

Nel corso del suo intervento al Football Business Forum, il presidente nerazzurro Beppe Marotta è tornato sui conti dell’Inter, che “ha chiuso per la prima volta nella sua storia un bilancio in attivo. Questo lo definiamo altrettanto fatto storico come quello della firma del rogito di San Siro. Devo dire non è nato per caso, è nato a mio giudizio innanzitutto per la lungimiranza da parte della proprietà che quando è arrivata non ha stravolto il management perché comunque rappresentava un trend anche vincente. Quindi siamo riusciti noi ad andare avanti con la nostra filosofia.

Soprattutto, la proprietà ha dettato degli obiettivi precisi che hanno costituito poi, come conseguenza, il rispetto di linee guida che il management ha tracciato. E da qua abbiamo svolto un percorso sportivo sicuramente virtuoso, che ha portato a dei risultati importanti, direi anche straordinari. Se vogliamo, se immaginiamo che nel giro di due anni abbia fatto due finali di Champions League, concluse amaramente, però ci siamo arrivati ed arrivare è difficile non dico come vincere, ma quasi. Quindi ci siamo arrivati, ma soprattutto ha generato dei ricavi importanti. Ricavi importanti che, se guardiamo il nostro fatturato, nascono principalmente dal fatto che l'Inter ha partecipato a due competizioni sicuramente rilevanti: il Mondiale del Club e la Champions League considerando il nuovo format. Questo ha generato dei ricavi consistenti, ma deve aprire un dibattito e cioè fino a dove arriva quella che è l'attività sportiva domestica e dove invece ci si deve confrontare con quello che è il mondo esterno, quindi europeo e in questo caso anche mondiale.

Questo risultato straordinario nasce dal fatto che all'interno dell'Inter ci sono dei dei concetti molto chiari, la competenza da parte delle persone e dei manager, oltre al concetto di delega che è altrettanto importante, cioè il fatto che ogni manager rappresenta comunque un'area dove può agire liberamente nel rispetto chiaramente di quelle che sono le linee guida, ma che secondo me costituiscono un po' gli elementi essenziali di un risultato vincente. Non dimentichiamoci che io sono un po' a rappresentare la parte sportiva di questo convegno ma voglio anche ricordare e uso una metafora che una società di calcio è un po' come un treno in cui la locomotiva è la parte sportiva. Puoi avere i più grandi manager dal punto di vista finanziario e commerciale, ma se non si vincono le partite e non si raggiunge un livello competitivo alto sicuramente non si riescono a raggiungere obiettivi economici e finanziari. Siamo passati dal mecenatismo ai fondi e un concetto di sostenibilità è una parola estremamente usata ma che credo poi abbia un focus preciso ed è giusto che sia così perché lo prevedono delle norme sia nell'ambito europeo sia nell'ambito delle federazioni italiane rispetto a quelli che sono tutti i criteri che vengono adottati. Ma come dicevo, il concetto di competenza è un valore importante che deve essere sempre considerato.

Un altro aspetto fondamentale che ho visto come cambiamento, che invece impatta nell'aspetto economico e finanziario, è che prima i grandi club non erano costretti a vendere i giocatori, quindi a vendere asset. Oggi lo strumento del player training condiziona anche l'attività economica e finanziaria nei grandi club. Senza il player rating non si riesce assolutamente a raggiungere la sostenibilità e questo è un fatto un po' nuovo. Noi nel 2000 eravamo i primi nei ranking non solo sportivo ma anche dal punto di vista economico e finanziario, i giocatori arrivavano e arrivavano campioni e finivano la loro carriera qua. Oggi il nostro è un campionamento di transizione, i giocatori arrivano ma poi appena hanno delle performance positive, sono attratti dalla Premier League e dal mondo arabo, a finire la loro carriera da un'altra parte. Oggi è arrivato un campione che si chiama Modric, ma è arrivato alla bellezza di 40 anni, quindi questo è significativo e fotografa proprio una situazione italiana.

Ecco, io credo che dobbiamo un attimo anche noi un po' guardare soprattutto all'interno del nostro movimento calcistico perché immaginare che il nostro sistema sia sostenibile solo valorizzando le risorse interne non è possibile. Dobbiamo aprirci a un orizzonte europeo e mondiale, sempre trattato con lo spirito nazionalistico che ci deve essere per il principio del gioco del calcio. Però l'Inter è arrivata ad avere un bilancio virtuoso grazie agli introiti maggiormente generati all'esterno dell'Italia”.

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