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Juventus, Bremer: "Italia e Spagna paesi perfetti per noi sudamericani. La lingua conta tanto"

Juventus, Bremer: "Italia e Spagna paesi perfetti per noi sudamericani. La lingua conta tanto"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 16:37Serie A
di Simone Lorini

Nell'intervista rilasciata a Small Talk, sul canale YouTube della Juventus, Gleison Bremer ha parlato di svariati temi, spiegando le sensazioni di vestire la fascia di capitano bianconera: "Il mister mi ha detto detto che sono vice capitano, sono orgoglioso di questo traguardo. È una cosa importantissima, però per me cambia poco. Io con la fascia o senza fascia devo lottare su ogni pallone, ogni partita per vincere, perché la Juve ti impone questo. Ma sono assolutamente sono orgoglioso di questo riconoscimento che il mister mi ha dato, ma siamo sulla strada giusta".

Ti piace il mood guerriero?
"Sì mi piace ma non troppo perché il troppo non va mai bene”.

Sei una persona estremamente educata?
"Mi piace parlare ma non troppo, non mi piace far vedere troppo, preferisco stare sempre nascosto”.

Come sei cresciuto?
"Noi brasiliani siamo un po' poveri. Sono nato in un paese di 8 mila abitanti, mio papà ha una fattoria. Abitavo in città e durante le vacanze, andavo in fattoria. Sono nato lì, mi piaceva tanto. Oggi ho una fattoria lì che mio papà gestisce per me".

Sul padre, ex calciatore: "E' nato anche lui in un paese piccolo, la sua famiglia era benestante ed erano sei fratelli, e lui giocava a calcio a livello amatoriale. Poi i suoi genitori si sono separati ed è diventato più difficile perché non guadagnava abbastanza quindi ha dovuto smettere. Mia mamma era una professoressa. Lì mio padre ha iniziato a lavorare in città e ad andare in fattoria nel giorno libero. Anche noi aiutavamo mio padre quando eravamo a casa da scuola, ho tre fratelli. In campo era un centrocampista o un difensore ma non ha mai giocato ad alti livelli. In quel epoca nella mia città c'era un giocatore del Santos e lui mi ha dato una grossa mano. Mi diceva che tanti hanno il talento ma devi anche essere professionista, io sono cresciuto con questa mentalità".

Sull'Italia: "Per noi sudamericani italia e Spagna sono i paesi migliori in cui abitare. Si sta bene, si mangia bene e si vive bene, a differenza dell'Inghilterra. C'è il mare. Quindi è perfetto".

Sul calcio italiano: "Un bel calcio. In quegli anni la Serie A era come la Premier League oggi. Passavano sempre le azioni della Serie A. La Juventus, la Sampdoria, Ronaldo, Cafu, Adriano. I giocatori brasiliani forti erano tutti in Italia".

Sulla città di Torino, vivi qui da otto anni: "Il mio approccio? Bello ma strano, è tanto diverso dal Brasile. Dalla cultura, al formato delle case. Mi piaceva perché sono arrivato in estate, era caldo come nel mio paesino in Brasile. Poi in inverno quando è arrivato il freddo ho capito che non era così facile".

Come ti sei adattato: "La prima cosa devi imparare la lingua, io capisco bene e mi faccio capire. Poi devi adattarti alla cultura, alla città, cosa ti chiede il mister e il significato del club. Al Toro mi hanno portato una professoressa di italiano, ho fatto delle lezioni che mi hanno dato una mano. Poi ho imparato giocando ma il mio primo anno è stato difficile, il calcio europeo difensivamente è diverso. Poi piano piano sono andato e sono fiero di quello che sono ora".

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