La Juve che non esonerava mai non esiste più: due allenatori in un solo anno, mai successo
Igor Tudor dopo Thiago Motta. Nel giro di due stagioni, la Juventus cambia nuovamente allenatore in corso d’opera. Il tecnico croato, subentrato all’italo-brasiliano nella scorsa stagione, chiude alla stessa maniera la sua avventura: esonerato. In questo caso anche con grandissimo anticipo, ma pesano soprattutto le condizioni di partenza: la chiamata di Tudor non era la scelta di un progetto, ma un “tampone” poi confermato in estate per mancanza di alternative convincenti, almeno per la dirigenza bianconera.
L’esonero non è (?) nel DNA Juventus. Prima di Motta e Tudor, per trovare un altro allenatore bianconero esonerato bisogna tornare indietro di parecchi anni. Tecnicamente, in verità, vi sarebbe Massimiliano Allegri, sostituito da Montero a due giornate dalla fine del campionato 2023/2024. Era però un ricambio annunciato, e a stagione praticamente conclusa. Di fatto, si torna al 29 gennaio 2010: Ciro Ferrara sollevato in corso d’opera dall’incarico, che nella stagione precedente - ma con modalità molto simili ad Allegri - aveva ereditato da Claudio Ranieri, anche lui salutato a campionato (di fatto) concluso.
Sei in 127 anni di storia. Prima di Ranieri, però, bisogna tornare indietro di decenni, non anni. Nello specifico, alla stagione 1969/1970, quando il club torinese salutò Luis Carniglia dopo appena sei giornate di campionato. Prima di lui, i casi si contano - quasi - sulle dita di una mano: Sandro Puppo nel 1956/57, Ljubisa Brocic nel 1958/59, Paulo Amaral nel 1963. Escludendo il “caso” Allegri (e in verità anche Ranieri in seguito spiegò di “non essere stato mandato via dalla Juventus”), restano sei esoneri nei 127 anni tra la fondazione della Juve e l’esonero di Motta.
Due in due anni. Il doppio esonero nel giro di pochi mesi - è ovviamente la prima volta nello stesso anno, anche se si parla di due stagioni diverse - fotografa l’evoluzione, forse non positiva e di sicuro non stabile, della Juventus. La solidità di un club che non si interroga sulle proprie scelte, ma porta a termine i progetti, è un ricordo lontano e sbiadito. Magari, prima di scegliere il prossimo allenatore, converrà interrogarsi su questo.











