Marotta: "Menomale Milano ha due proprietà straniere. La sostenibilità è imprescindibile"

Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, ha parlato dal palco del Festival della Serie A dell'evoluzione del calcio moderno, evidenziando la sempre più cruciale tematica della sostenibilità: "Il calcio è un fenomeno sociale e sportivo, poi è un business, ma in primis un fenomeno sportivo. Insegna la vita, le sconfitte e le vittorie portano a una crescita personale. Io ho sempre lavorato in questo mondo, da 50 anni, ho avuto la fortuna di esser subito inserito da 18enne. Ho vissuto tutta l’evoluzione del calcio: oggi siamo davanti alla tecnologia che viviseziona le immagini, a fine anni quaranta invece Saba scrisse la poesia il gol che racconta il portiere che si china a raccogliere la palla in rete. Questo è romantico, oggi invece non puoi nemmeno esultare ad un gol che poi interviene il VAR.
Un tempo c'erano le associazioni sportive con a capo il mecenate della città, che prendeva a cuore le sorti dello sport in città restituendo passione. Questi mecenati spesso erano appassionati, ma non esperti, e davano incarico a direttori sportivi, spesso ex calciatori. Poi a fine stagione si passava dal ragioniere, riflettendo su quanti milioni mettere per l'anno dopo. Poi le squadre son diventate società di capitali, modelli di business che producono miliardi e le società si son costruite un’organizzazione molto diversa. Io sono un cultore degli almanacchi della Panini, se prendiamo un almanacco di fine anni 60 l’organigramma era composto da presidente, direttore e allenatori, oggi ci son pagine intere di organigramma e una più breve per i giocatori. Son arrivate così figure che arrivano dalle aziende, non del mondo del calcio, per una sostenibilità che è imprescindibile e va perseguita.
Nota dolente, in Italia son spariti imprenditori, fortunatamente sono arrivati gli imprenditori stranieri. Milano ha due proprietà straniere e menomale: il modello di calcio sostenibile oggi passa da un modello di business, noi come manager dobbiamo adeguarci a questo obiettivo attraverso una struttura che parta da una base, la competenza. Un mio vecchio collega, Allodi, diceva che il mondo del calcio è l’unico dove il muratore diventa architetto. Una società è un’azienda privata di interesse pubblico, tutti parlano di calcio. In questi giorni son stato bombardato di migliaia di mail che mi consigliavano il profilo dell’allenatore da prendere. Questo è il bello del calcio, poi ci sono risvolti come il pezzotto o le violenze, ma riportiamo tutto alla bellezza del gioco che, dopo la religione, è unico nel mondo".
