Milan, Gimenez: "Momento complicato, ma vogliamo lo Scudetto. Critiche? Non mi toccano"

L'attaccante del Milan, Santiago Giménez, ha rilasciato una intervista a GQ México, nella quale ha raccontato l'impatto avuto in Italia dalla chiamata rossonera: "Il Milan è un club che ha vinto sette Champions e non so quante altre coppe, tantissime. E' uno dei club più importanti della storia e i tifosi sono abituati a vincere. Non si accontentano del secondo posto. Lo scorso campionato sono arrivati secondi e (Christian) Pulisic mi diceva che comunque la gente li crocifiggeva. Immagina ora.. è una situazione molto complicata per il Milan. Ma quella è la misura con cui i tifosi del Milan ti giudicano. Essere campione o essere campione, e questa responsabilità ti fa diventare un vincente. Ti contagia, la gente ti contagia. La prossima stagione è semplicemente questo: pensare a vincere lo scudetto".
Sul primo incontro con Zlatan Ibrahimovic, ha ricordato: "Sì, è entrato con la maglia del Milan e me l’ha data. C’era scritto ‘Giménez’, con il numero 7. È stata un’esperienza bellissima".
Sulla mentalità del club: "Nel Milan mi hanno spiegato ogni singola regola. Vogliono che siamo professionisti dentro e fuori dal campo. Credo che il talento per giocare lo abbia sempre avuto, ma se non avessi avuto la trombosi a 17 anni, oggi non sarei qui. Lì ho trovato Dio, e questo mi ha fatto apprezzare ancora di più il calcio. Dio ci usa in piattaforme diverse. A me ha messo nel calcio, e devo farne il miglior uso. È stato un miracolo poter tornare a giocare. Da quel momento ho deciso di camminare con lui. Quando mi dissero che forse non avrei più potuto giocare, mi misi a piangere con mio padre. Gli chiesi: ‘Perché proprio a me?’. E lui mi rispose: ‘Non lo so, ma solo Dio lo sa’. Quella frase mi ha cambiato la vita. Mi sono inginocchiato sotto la doccia, al buio, e lì ho sentito la sua presenza. Da quel giorno ho deciso di camminare con Dio. È la chiave della mia vita.”.
Sulle critiche ed il rapporto con i social network: "Sì, vedo le critiche perché mi arrivano, sono umano e vedo i social, ma non mi toccano. Non mi rendono triste, né felice, né mi fanno ridere. Semplicemente continuo per la mia strada. Se hai chiaro il tuo obiettivo e la tua missione a lungo termine, quello che succede attorno a te non conta. Se sai che il cammino è già tracciato per diventare ciò che vuoi –ovviamente con lavoro, impegno e sacrifici–, allora il resto non ha importanza. Credo che lo stesso valga per uno come Vinícius, ad esempio. Lui riceve tante critiche, ma è focalizzato sul suo obiettivo. Oggi le persone non giudicano i comportamenti, ma in base alla squadra per cui tifano. Tutto l’odio verso Vinícius arriva dai tifosi del Barça, e tutto l’odio verso Lamine Yamal dai tifosi del Real Madrid".
