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TMW RADIO - Sconcerti: "Addio a Dybala ingiudicabile, è l'inizio del nuovo percorso Juventus"

TMW RADIO - Sconcerti: "Addio a Dybala ingiudicabile, è l'inizio del nuovo percorso Juventus"TUTTO mercato WEB
martedì 22 marzo 2022, 19:36Serie A
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
TMW Radio
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Mario Sconcerti, prima firma del giornalismo italiano, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Mario Sconcerti, decano del giornalismo sportivo e opinionista di TMW Radio, è intervenuto durante Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, a partire dall'addio di Dybala alla Juve: “La novità è che la Juventus abbia rinunciato a trattativa e giocatore, c’è stato un blocco dopo un lungo ragionamento. Una decisione tranciante è rischiosa, anche se loro sono quelli ad avere più dati di tutti. Prendiamo atto di una soluzione inattesa, della non-trattativa. Non so dire se sia un bene o un male, chi ha preso questa decisione pensava fosse giusta”.

Quanto pesa l’aspetto anagrafico e fisico?
“Non moltissimo, a novembre avevano trovato l’accordo. Sono cambiate semmai più le situazioni economiche di quelle atletiche. I cambiamenti non possono essere arrivati dopo due contratture, è stato l’investimento su Vlahovic che porta a riflessioni e qualche rinuncia. Dal punto di vista tecnico è stato perso un giocatore molto importante. In una stagione che giudichiamo inesistente ha segnato quanto Leao, Giroud o Ibrahimovic. Peraltro era rientrato con un’ottima prestazione, c’è da pensare a un progetto più di largo respiro”.

Vede uno spostamento dell'asse voluto dalla proprietà?
"Agnelli non è uno prevedibile, ma quando ci si aspetta un suo intervento ecco Arrivabene. Mi sembra ci sia un'attenzione più generale verso la società, forse Agnelli dopo tanti anni ha imparato a fare il presidente-proprietario anche se non lo è. Questo di Dybala però è un inizio e non possiamo giudicare una nuova via così, dobbiamo aspettare nuovi fatti".

C'è una tendenza a non spingersi oltre certe soglie?
"Il grande debito del calcio è quello di alcune squadre. Poi viene chiamato debito del calcio perché fa comodo, ma sono cinque-sei squadre. Inter, Roma e Juventus hanno 1,6 miliardi di debiti solo loro. Le piccole società hanno piccoli debiti e non è un caso che fossero state le big italiane a cercare di scappare in Superlega, finanziandosi assieme in un torneo dove vincere era molto meno importante e il cui vero scopo era economico".

Fiducioso per i playoff dell'Italia?
"Non sono un grande tifoso social, ma ci sono dei momenti in cui la squadra deve dare qualcosa a me e non sempre io a lei. L'Italia si è messa in queste condizioni, ora è tempo dia qualcosa agli italiani e spero siano le cose giuste".

La nazionale è troppo dipendente dalla provincia?
"Le grandi squadre non hanno quasi mai avuto vivai né inventato moduli di gioco: non sperimentano, devono vincere. In pochissimi hanno sperimentato e sono riusciti ad arrivare, lo stesso Sacchi aveva avuto altri iniziatori. Il calcio italiano è davanti a un cambiamento epocale, non è colpa semplicemente di una cosa, è cambiata la gente e chi gioca o guarda al calcio. Ho sentito una sciocchezza detta da Agnelli, che i giovani non guardano il calcio. Non l'hanno mai guardato! Neanche ai tempi miei, il sabato o la domenica si andava con la fidanzata e non allo stadio, semmai si era più tifosi. C'è meno passione. Ci sono cose che non riusciamo a capire, ci sono valutazioni fuori controllo. Fino a vent'anni fa si andava in ritiro a giocare a tressette, ora sei in camera con un compagno che non parla la tua lingua e gioca alla PlayStation, sei sommerso da foto di ragazze: è cambiato tutto, è un insieme di cose in un cambio di epoca".

La politica del calcio si è scordata del calcio di base?
"No, no, no... Non me ne frega niente della politica del calcio. Anche la stessa Lega sta per essere travolta, siamo vicini alla maggioranza di società americane ed è chiaro che presto faranno cosa vorranno. Il tempo di Lotito è finito. In fisica si chiama teoria della complessità o del caos, ci sono cose non riassumibili da noi. Un po' come il gioco di oggi che chiamiamo progresso e modernità, con quaranta passaggi al portiere".

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