Banchieri: "Club in crisi? Controlli ancora poco adeguati per garantire copertura stagionale"


Nel corso della diretta mattutina di A Tutta C, format di TMW Radio interamente dedicato al mondo della Serie C, è intervenuto questa mattina mister Simone Banchieri, che, in attesa della giusta chiamata per ripartire, ha ripercorso i mesi passati alla guida dell'ACR Messina, ora in Serie D: "A Messina sono stato benissimo perché sono stato in una piazza fantastica, con tifosi eccezionali, con un seguito da Serie A non certo da Serie C: quando sono arrivato c'erano 4mila persone allo stadio, sono andato via che ce n'erano 12mila a tifare Messina. È stata un'esperienza unica con gente unica in un posto magnifico, lo Stretto di Messina è bellissimo, e poi abbiamo avuto sul campo il piacere, la fortuna e la qualità di giocare sempre bene a calcio, di migliorare la squadra e di fare risultati che sarebbero serviti per un grande campionato da quando sono arrivato io il 23 gennaio. Adesso sono fermo, ma mi aggiorno perché questo momento di stop serve a questo, a guardare partite, a conoscere nuovi giocatori o chi magari ho conosciuto meno".
Torniamo alla situazione vissuta a Messina, che è una sorta di fotocopia di quello che si vede nuovamente in alcune piazze adesso, Rimini su tutte. Perché si arriva sempre a questi punti in Serie C?
"Il mio dispiacere quando accadono certe cose è per le tifoserie, per le piazze anche così blasonate come è stata Messina, per i dipendenti, persone che lavorano dietro le quinte e che non hanno esposizione mediatica nonostante le loro 12-13 ore al giorno dietro al club, che seguono maggiormente per passione, per le famiglie e per chi ha a cuore lo sport. Secondo me i controlli non sono ancora abbastanza adeguati per garantire una copertura di tutto quello che serve ai club per fare un anno sportivo e non un mese sportivo, ci vorrebbe una copertura totale di quello che è il budget dell'annata, un budget che deve essere depositato nelle federazioni, nelle leghe, dove c'è chi può controllare che ci sia tutto per una data società, tanto oramai i budget sono abbastanza chiari da principio, al netto poi di alcune spese sopravvenute. Stiamo parlando di professionismo e comunque di piazze importanti."
Alla luce di tutto ciò, a Lei che il progetto piacerebbe sposare nel futuro imminente?
"'Progetto' è una parola della quale chiaramente oramai da anni si abusa un pochino nel calcio. Quello che comunque vorrei è poter allenare sul campo con passione e cercare di migliorare i giocatori, di conseguenza migliorare la squadra, in una piazza che abbia ambizione di fare bene. E 'fare bene' vuol dire vincere le partite. Questo è poi quello che ricerco da sempre, da quando ho iniziato ad allenare oramai 22 anni fa, anni nei quali ho avuto la fortuna di poter allenare piazze importanti come Novara, Messina e soprattutto la fortuna di allenare giocatori bravi e di prospettiva che poi hanno fatto carriera: su tutti i Barbieri, Bellich, Schiavi, Fonseca che gioca in Nazionale uruguayana ed è allenato da Bielsa, Pablo Gonzalez, Bortolussi, Luciani e ne dimenticherò tantissimi che hanno fatto carriera. Questi sono privilegi".
Non è sempre facile riuscire in questo intento perché come ha detto purtroppo la parola 'progetto' alle volte va un po' nel dimenticatoio, e quando alle volte manca un progetto solido viene poi più difficile il tutto.
"Oramai lo sport e il calcio vanno veloci in questa direzione, siamo noi che ci lavoriamo a dover essere adeguati a questo livello, è inutile aspettarsi altro ma perché poi il risultato in Italia è veramente l'unica cosa che conta e quindi bisogna prepararsi a quello con grande ambizione, con grande competenza e con grande motivazione. Forse non è giusto, ma a oggi pensarla diversamente è un ragionamento utopistico, che purtroppo andava bene negli anni '80 e '90 dove le programmazioni erano veramente a lungo termine, ora siamo nel 2025 e ci dobbiamo allineare con quanto accade, è inutile parlare d'altro, guardare indietro. Noi dobbiamo essere altamente adeguati per far sì che le cose vadano per il meglio perché il nostro ruolo lo richiede e quindi vedo in questo una normalità e chi pensa ad altro adesso non è allineato a quello che è un sistema che deve avere queste prerogative".
