Espinal: "La Giana Erminio un'opportunità. Massima sintonia con tutto l'ambiente"


Nel corso della mattinata di TMW Radio, all'interno della trasmissione A Tutta C, interamente dedicata al mondo della Serie C, è intervenuto il tecnico della Giana Erminio Vinicio Espinal, che ha parlato dopo quello che è stato il suo primo ritorno con la formazione lombarda, dove è approdato lo scorso lo scorso 24 giugno: "Si procede bene in questo ritiro. Siamo una società che oltre al risultato calcistico mette davanti l'umanità, la sportività e il sentimento e, nonostante si fosse cambiato tanto, da subito c'è stato un clima bellissimo, nel quale stiamo lavorando bene per cercare di fare una bella stagione".
Parla di "bella stagione". Dopo i numeri che sono stati messi a segno nel precedente campionato, con quali obiettivi partite in questa stagione 2025-2026?
"L'obiettivo principale è quello di conservare la categoria: quello che è stato fatto l'anno scorso è stato un percorso bellissimo da parte di tutti, che dura da anni, noi ora dobbiamo ripartire. Ci sono stati tanti cambiamenti, e ribadisco che l'obiettivo principale è sempre quello del mantenimento della categoria, poi cercheremo, a raggiungimento di quello, di sperare in qualcos'altro. Ma prima è doveroso tenere i piedi per terra e pensare al primo step".
È vero che per la Giana è un anno zero, forse ancora più degli altri anni è cambiato tanto. Cosa la ha spinta ad accettare questa proposta?
"Sicuramente l'opportunità, perché comunque non è scontato che si guardi in Serie D un allenatori per passare al professionismo. Poi mi ha convinto il colloquio che ho fatto con il mister Albé, con il quale c'è stata subito sintonia, come con gli altri membri della società, Colombo e Manzi. È stato naturale accettare".
Rosa giovane, la Giana. Quanto contano l'esperienza con la Primavera della Lazio e quelle in D, dove l'uso dei cosiddetti under è più massiccio?
"A onor del vero, a 19 nel calcio non si è più così tanto giovani, e questo pensiero lo condivido con Albè, ma al netto di ciò, l'entusiasmo che c'è in un ragazzo, quell'energia che può dare e che va incanalata, è importante in una squadra. Il mio percorso è nato dai settori giovanili, poi ho fatto quell'esperienza alla Lazio, bellissima, con la Primavera, e davvero credo che allenare i giovani sia molto gratificante: è normale che l'approccio oggi è differente, i ragazzi sono cambiati, serve un approccio un po' più aperto e meno convenzionale, bisogna essere aperti e capire le esigenze e comunicare tanto, perché oggi i ragazzi hanno bisogno di comunicare e quindi di esprimersi. Questo rende poi il lavoro più semplice".
Un gap generazionale ridotto tra allenatore e calciatore può essere un punto a favore per una squadra?
"Sì, sicuramente aiuta. Io ho dei figli che hanno più o meno la loro età, e mi accorgo di quanto a esempio sia cambiato anche il vocabolario, spesso chiedo a mia figlia cosa significhino certe parole, il costume è cambiato, e serve anche adeguarsi. Sicuramente un gap ridotto aiuta a comunicare, a capirli. E Io so solo una cosa, che non devo essere cringe (ride, ndr).
Nel rapporto con i giovani, quanto possono aiutarla due figure di esperienza quali Pinto e Marotta che sono anche bandiere del club?
"Proprio recentemente abbiamo parlato di questo, ho visto che anche l'accoglienza nei miei confronti, che non era scontata, perché il precedente mister era nato con loro, ed essere accettati con entusiasmo non è appunto scontato. Quello che ho trovato è una cosa bellissima che esprime il valore di questa società e questo è quello che sono loro, danno un valore aggiunto al club, lavorando sodo e dando importanza alle cose piccole, allo stare insieme, creano gruppo. E in più si dovrebbe vedere come si allenano: sono rimasto scioccato! E parlano i numeri, quando Pinto finisce di allenarsi il gps scoppia, lo devi buttare, lo fonde. Danno un esempio che non è solo dal punto di vista emotivo e di persona, perché questi sono giocatori ancora".
Un'altra figura importante della Giana è sicuramente Cesare Albè, persona unica nel calcio e molto rara anche nella vita normale.
"Di lui conoscevo solo la leggenda, tutto quello che ha fatto con la squadra, ma parlandoci ho trovato una persona particolarmente intelligente e autoironica. Emozionalmente parlando riesce a mantenere la calma, è una persona che ha profondità e che non è stata corrotta dal successo: è rimasto fedele a sé stesso, nonostante abbia fatto secondo me un miracolo sportivo che continua nel tempo e che ha tramandato nel tempo. Indipendentemente da quello che succederà, sono contento di aver conosciuto una persona così, perché ti arricchisce ogni giorno".
Sarà il suo primo campionato tra i pro, Giana nuovamente nel girone A. Che campionato si aspetti a livello globale?
"Sarà per me un campionato equilibratissimo, tante squadre possono fare punti un po' con tutte, poi naturalmente ci sono quelle che sono state allestite per vincere e che in teoria dovrebbero comunque segnare il passo. La continuità è sicuramente importante in un percorso".
La situazione della Triestina, che comunque rischia di incidere nel computo globale del Girone A, vi preoccupa?
"Sì, sicuramente. A me dispiace, però ci sono sempre più di queste situazioni, serve un po' più di serietà nel controllo. Secondo me bisogna stare attenti, perché comunque si creano criticità nei campionati, nelle famiglie di chi accetta determinati contratti e nelle società, nelle città. Non so come si possa fare, però se ne vedono sempre di più di queste situazioni e quindi è un peccato, perché vanno a togliere l'entusiasmo sull'ambiente calcio, sul tifo. E anche su ragazzi che pensano di aver fatto il colpo della vita, il contratto della vita, la società e poi si trovano magari in situazioni difficili. E così anche i tifosi che magari sono sempre in bilico perché non sanno se possono tifare la loro squadra o se la loro squadra rimarrà in categoria o dovranno ripartire da direttamente. Sono tante situazioni, il calcio muove tanto che purtroppo bisognerebbe controllare meglio il tutto".
