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Renate, Magoni: “Il nostro modello? Pochi prestiti e tanti giovani di proprietà"

Renate, Magoni: “Il nostro modello? Pochi prestiti e tanti giovani di proprietà"TUTTO mercato WEB
Daniel Uccellieri
Oggi alle 18:53Serie C
Daniel Uccellieri
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TMW Radio / A Tutta C
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Oscar Magoni, direttore sportivo del Renate, è intervenuto nel corso dell'appuntamento pomeridiano di ieri sera della trasmissione A Tutta C, in onda su TMW Radio e su Il 61, canale 61 del digitale terrestre.

Mi tolgo subito il “dente”, perché purtroppo è un argomento delicato di cui stiamo parlando in questi giorni: l’esclusione a campionato in corso del Rimini. Da dirigente, si è fatto un’idea di come si possano evitare di nuovo situazioni del genere? Ogni anno purtroppo siamo qui a discutere delle stesse cose.
"Sì, è evidente che sono cose che non dovrebbero succedere nel calcio professionistico, soprattutto in una lega importante come la terza serie italiana. Mi dispiace molto per il Rimini, per la sua storia, per i tifosi e per chi lavorava all’interno della società. Però è chiaro che qualcosa nel sistema non funziona. Se ogni anno ci troviamo di fronte a questi casi, o a squadre che partono con oltre 20 punti di penalizzazione, significa che c’è un problema strutturale.
Credo che i controlli debbano essere più rigidi, i parametri più chiari e più sicuri. Bisognerebbe davvero ripartire da zero e riscrivere le regole di iscrizione, non solo dal punto di vista economico: perché se una squadra non rispetta le scadenze ad aprile, maggio o giugno, poi le conseguenze ricadono sull’anno successivo, che però è un altro campionato. Abbiamo visto squadre retrocesse con i conti a posto mentre altre, con debiti enormi, venivano salvate. Così il sistema perde credibilità. È vero però che su 60 squadre, le problematiche riguardano due o tre realtà: le altre rispettano i parametri e contribuiscono a un campionato bellissimo, dove convivono piazze importanti come Vicenza, Benevento o Catania e realtà piccole come il Renate. Però qualcosa va rivisto, questo è certo.

Siamo a dicembre: siete in zona playoff. Siete in linea con gli obiettivi o c’è voglia di fare ancora qualcosina in più?
"Noi siamo la società più piccola d’Italia, sono 16 anni che siamo in Lega Pro e facciamo salti mortali grazie al presidente Spreafico e al direttore generale Massimo Crippa. L’ambizione è sempre quella di migliorare. In Coppa Italia siamo ancora in corsa: otto squadre rimaste, sette capoluoghi di provincia e un paese, il nostro. Ci giocheremo le nostre carte.
In campionato speravamo di avere qualche punto in più: purtroppo abbiamo perso due scontri diretti per la salvezza in casa e ci è costato. Ma pensiamo di avere una squadra competitiva, che rappresenta i valori della società: sacrificio, lavoro, compattezza, rispetto e ambizione".

Avete anche una certezza in panchina come mister Foschi.
"Sì, Foschi era già stato con noi nel 2016-17, poi ha fatto altre esperienze e ora è tornato. È il secondo anno consecutivo e l’anno scorso abbiamo chiuso quarti con 60 punti, un grande risultato per le nostre possibilità. È una garanzia: serio, preparato, un ottimo professionista".

Quest’anno c’è la sperimentazione del VAR “a chiamata” in Serie C. Che impressioni ha avuto?
"Sono favorevole. Garantisce un controllo in più: non elimina tutti gli errori – lo vediamo anche in Serie A – però dà tranquillità soprattutto sui gol e sulle situazioni più delicate. È un passo in avanti per la Lega Pro, che è una categoria dove si sperimenta e dove gli arbitri si formano prima di arrivare in A.
Sta piacendo e riduce molte polemiche: siamo solo all’inizio, ma è una bella novità".

Le devo chiedere anche del mercato di gennaio: il Renate si muoverà?
"Abbiamo 24 giocatori, che sono tanti. Come tutti cercheremo di migliorarci, ma abbiamo il problema della lista, che è piena: quindi prima dovremo cedere qualcuno. Per noi il mercato di gennaio non è mai stato quello dei grandi stravolgimenti: al massimo qualche ritocco. Siamo convinti della nostra rosa, crediamo possa fare di più. Mancano tre partite al Natale: vediamo come arriviamo e se ci saranno infortuni. È ancora presto".

Prossima partita con la Pro Vercelli: scontro diretto playoff. Che gara si aspetta?
"Tosta. Loro davanti sono molto rapidi e hanno segnato tanto. Andiamo in uno stadio importante, con un pubblico caldo. Per noi è una sfida stimolante: veniamo da una brutta sconfitta e dobbiamo reagire, far vedere che il Renate è fatto di un’altra pasta. Mi aspetto una risposta forte dai ragazzi".

Ultima domanda: in campo stanno scendendo anche le squadre Under-23. Una per girone è il numero giusto o ce ne potrebbero essere di più?

"Secondo me una per girone è sufficiente. Non bisogna togliere spazio alla meritocrazia e ai club che si sono guadagnati la categoria.
Abbiamo giocato contro Juventus, Inter, Atalanta, ma spesso in stadi dove non c’è nessuno: si perde un po’ il senso. Affrontare grandi club è stimolante – abbiamo visto giocatori che oggi sono in Serie A – però una per girone basta e avanza".

E con l’introduzione delle Under-23, è cambiato il modo di fare mercato?
"All’inizio noi prendevamo molti giocatori in prestito, ma ora abbiamo scelto una strada diversa: puntiamo sui giocatori di proprietà, anche per valorizzarli e creare plusvalenze. Quest’anno su 24 calciatori solo uno è in prestito. Peschiamo molto dalla Serie D perché dobbiamo ottimizzare le risorse e spesso abbiamo azzeccato le scommesse: negli ultimi 8 anni più di 40 nostri giocatori sono arrivati in B o in A. È motivo d’orgoglio. Anche le altre società stanno lavorando così: nel girone A vedo tanta competenza, direttori e allenatori preparati. È un bel campionato".

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