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Roberto Beccantini ricorda John Robertson: "A Beautiful winger"

Roberto Beccantini ricorda John Robertson: "A Beautiful winger"TUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Marucci
Oggi alle 07:58Altre Notizie
Redazione TMW
John Neilson Robertson (Glasgow, 20 gennaio 1953 – 25 dicembre 2025) è stato un calciatore e allenatore di calcio scozzese, un ala sublime, eclettica e diversa dalla massa

Con il ritardo colpevole dei terzini che spremeva, non posso non ricordare John Robertson, scomparso il giorno di Natale, non proprio un giorno qualsiasi. Forse perché lui, uno qualsiasi non lo era stato. Aveva 72 anni.
John, rimembri ancora quel tempo della tua carriera mortale, quando beltà splendea nei tuoi dribbling ridenti e fuggitivi… Il crepuscolo degli anni Settanta fu la sua alba. La saga del Nottingham Forest, due Coppe dei Campioni ricavate da uno «scudetto», uno solo, l’epopea di Brian Clough e del fedele Peter Taylor.
Non meritavo il dono del destino: essere testimone, per «Tuttosport», delle due finali che lo scozzese decise.
La prima, nel 1979, a Monaco di Baviera: 1-0 al Malmoe. Pioveva che Dio la mandava, secondo il lessico ruspante dei sagrestani dell’epoca.

Ecco come descrissi quell’azione: «Il cross di John Robertson fu una pagina di testo. Argomento, la funzione dell’ala. Corse via a chi lo braccava, rasente il fianco sinistro, e con una coordinazione degna del miglior ginnasta alzò un arcobaleno che sorvolò l’area e planò sul palo più lontano, fra i riccioli di Trevor Francis. Palla al centro».

E al Bernabeu, la stagione dopo. Il tabellino recita: 1-0 all’Amburgo di Kevin Keegan, rete di Robertson al 20’.
Mancina la parabola in terra bavarese, di destro il dardo di Madrid. Non solo. Dal limite dell’area e, addirittura, da posizione centrale. Ma come? Un’ala o sedicente tale che «entra dentro il campo», triangola con un compagno di merende e scocca la freccia dal cuore e non da un fianco: il tutto, già 45 anni fa. E la scoperta dei piedi invertiti?

Molti si credono inventori e non «cambisti» (perché suona male).
Nello sport come nella vita. John, da dovunque ci guarda, starà sorridendo di noi. Sorridendo. Non sghignazzando. E’ diverso. Perché lui diverso era già.
«A Beautiful winger».

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