Manca un giorno: ultima notte e prime riflessioni. Che mercato è stato?
Arriviamo alla conclusione di questo mercato. Manca ancora qualcosa, anzi ma il più è fatto. Può arrivare quel colpo che può farti tornare il sorriso, ma non cambiare completamente il volto della squadra. Ecco perché possiamo permetterci già, a poche ore dalla fine ufficiale, di fare un consuntivo.
Con la consapevolezza che in queste ore, magari proprio quando state leggendo, qualche operazione si è chiusa e qualche operazione invece è saltata definitivamente. Ci perdonerete per queste - possibili - sbavature, ma come detto il giudizio in generale non può discostarsi molto.
Proviamo ad analizzare le grandi, senza nulla togliere alle grandi. Solo per problemi di spazio! E in ordine di spesa!
La Juve è quella che ha speso di più: 102 milioni, compreso il riscatto di Chiesa. Il bilancio è sostanzialmente in equilibrio (nonostante molti addii a zero e di quelli pesanti). Ma c’è stata un’inversione di tendenza totale rispetto alla passata stagione. Se il nuovo corso con Allegri era iniziato all’insegna dei giovani (e italiani, come spesso è stato nella tradizione juventina), quest’anno si è scelta un’altra filosofia. L’età media degli acquisti è 28,5, lo scorso anno 22,14 (compreso il mercato di gennaio, quindi compreso Vlahovic). Lo scorso anno il giocatore più vecchio acquistato è stato Zakaria: 24 anni. Quest’anno il più giovane acquistato dai bianconeri è Bremer: 25 anni. Solo questo la dice lunga. La Juve ha gettato la maschera: ha costruito una squadra funzionale alle idee di Allegri. Pronta subito per vincere. Di esperienza.
Scelta opposta per il Napoli, che ha speso 68 milioni di euro (ma senza il riscatto di Raspadori che scatterà la prossima stagione) e ha incassato 78. Ma qui non è solo il conto economico a tornare. Qui la filosofia è stata nettamente opposta rispetto al passato: un’autentica rivoluzione. Se ne sono andate con gli addii di Koulibaly, Insigne, Mertens, Ospina e Ghoulam 1467 presenze e 287 gol con la maglia azzurra. Ma il Napoli ha già dimostrato di essere competitivo. Ha addirittura accarezzato il sogno di CR7, si coccolerà invece Osimhen. Ha la squadra più “cambiata” delle grandi, soprattutto nei titolari. Ha cercato il talento in giro per tutto il mondo (Corea, Georgia, Spagna, Inghilterra), ha certamente abbassato l’età media della squadra e proverà ad aprire un ciclo. Ha già centrato l’obiettivo economico: ridurre il monte ingaggi (cercando di essere comunque competitivo) e è riuscita a prendere 63 milioni di euro da due giocatori in scadenza: Koulibaly e Fabian Ruiz. Non male, per questi tempi.
Il solco è quello che aveva tracciato anche il Milan: ridurre i costi e vincere. Sembra la formula magica del calcio italiano. In rossonero ci sono riusciti e vorrebbero riuscirci ancora. La spesa complessiva sul mercato è stata di circa 45 milioni di euro, la maggior parte dei quali investiti su De Keteleare che ha monopolizzato l’estate milanista. Maldini e Massara hanno puntato sul talento. Senza dubbi. Non ci sono state cessioni. Il gruppo ha avuto continuità ed è stato impreziosito da pochi e mirati arrivi. In queste ultime ore sono arrivati tre giocatori: dimostrando anche una grande elasticità e velocità. Con un segno caratteristico: sono tutti giovani!
Anche la Lazio è andata incontro ad una rivoluzione, anzi a una Sarrizzazione, che ora potremmo dire completata. Il saldo come sempre è quasi in equilibrio (compresi i riscatti di Zaccagni e Correa), ma la notizia più importante per i tifosi biancocelesti è la permanenza di Sergej Milinkovic Savic. Forse anche più dell’arrivo di Romagnoli, che finalmente corona il sogno di vestire la maglia della sua squadra. Difesa rinnovata quasi per intero, centrocampo con ricambi di altissima qualità e la solita solidità in attacco.
Ha speso leggermente meno della Lazio l’Inter, nonostante (di fatto) quasi tutti i soldi della spesa (24 milioni su 28) siano proprio per Correa. La regina del mercato di giugno con l’arrivo di Lukaku soprattutto in questi ultimi giorni si è dovuta guardare dagli assalti per Skriniar e Gosens. L’Inter doveva far fronte a necessità economiche ed è riuscita a sovvenzionare il mercato (manca ancora di fatto quel segno più che aveva chiesto la proprietà) con le cessioni di giocatori che non avevano di fatto mai (o quasi mai) vestito la maglia dell’Inter in prima squadra (Casadei, Di Gregorio, Gravillon, Pinamonti). Gli arrivi sono tutti tecnicamente tutti in prestito (o a parametro zero) spendendo quest’anno circa 15 milioni. Certo: il prossimo anno arriveranno gli obblighi (anche quello di Gosens) ma l’Inter si ritrova con la stessa squadra dello scorso anno, che è andata a un soffio dallo scudetto, con un Perisic in meno e un Lukaku in più. E con delle alternative ancora più solide. Basta che non arrivino sorprese proprio oggi.
Per ultima arriva la Roma. Ma non perché sia considerata la meno forte, anzi. La campagna acquisti è stata esaltante. Ancora di più se consideriamo che è la squadra che in Italia ha speso meno di tutti, per i cartellini. Poi ci sono gli ingaggi direte voi: certamente e senza dubbio. Ma gli applausi a Tiago Pinto vanno non soltanto per le operazioni in entrata (Dybala, Belotti, Matic e Wijnaldum) a zero più il prestito di Camara ma anche per le cessioni. Tante. Che rimettono in equilibrio la bilancia. E non è facile, soprattutto in questo periodo. Con un progetto sempre tanto sbandierato ma sempre molto difficile da attuare: finanziare la squadra con gli esuberi, nonostante le querelle con il Fulham per il mancato affare Kluivert.
Voglio chiudere con due curiosità: il Sassuolo, compreso l’obbligo di Raspadori, è la squadra che ha incassato di più, quasi 100 milioni di euro. Un traguardo eccellente e credo anche un grande riconoscimento per il loro lavoro. E poi una considerazione sulla potenza di fuoco. Tra le prima 10 squadre che hanno speso di più 10 sono inglesi. Le uniche due non UK sono Barcellona e Bayern Monaco.
Il PSG senza lustrini è 12esimo, la Juve prima italiana è 14esima.