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Lo scudetto, CDK, la coppia con Massara e il futuro del Milan: a tutto Paolo Maldini

Lo scudetto, CDK, la coppia con Massara e il futuro del Milan: a tutto Paolo MaldiniTUTTO mercato WEB
lunedì 26 settembre 2022, 00:34I fatti del giorno
di Ivan Cardia

"Il primo scudetto da dirigente è importante e diverso dagli altri. Da dirigente ho fatto una discreta esperienza e la vittoria finale è il sigillo che ognuno sogna di poter mettere un giorno nel proprio percorso. Una soddisfazione enorme per il club e per i nostri tifosi. Ricordo bene i primi giorni di Milan vissuto da dirigente. Leonardo mi ha insegnato tanto, professionalmente ed umanamente per iniziare questa nuova avventura. A Reggio Emilia, la festa in piazza Duomo poi è stato un momento unico"

Gullit ha detto che parte in vantaggio quando parla con un calciatore che è un suo obiettivo.
"È vero, parto da questo vantaggio. Perché sono anche legato a questo club, non solo per la mia storia personale. Il Milan ha una storia che si presenta da sola, non va nemmeno raccontata. Queste cose abbinate possono fare la differenza in effetti. Con Theo Hernandez andò così, anche se il primo acquisto reale fu Krunic. Operazione che feci da solo. Per Theo parlai prima con il Real Madrid e poi con lui, gli parlai quasi da padre a figlio. Ma con i miei calciatori mi piace rapportarmi così. Cerco di dare primo il supporto ai ragazzi e poi ai calciatori".

Il rapporto con Massara?
"Con Massara la coppia è di successo. Anche se siamo nati da un trio, c'era anche Leonardo. Quando lui andò via per rimanere al Milan chiesi di poter lavorare con Boban. Cercavo un direttore sportivo e tanti mi parlavano molto bene di Massara. Ci siamo conosciuti sul campo, da calciatore con il Pescara ci fece gol. Ho fatto un colloquio con lui per il ruolo di direttore sportivo e mi è piaciuto tantissimo. È un grandissimo lavoratore e conoscitore di calcio, ora siamo una coppia di fatto perché viviamo in simbiosi buona parte della nostra settimana. Kjaer, ad esempio. Lui ha insistito molto per prenderlo in prestito dall'Atalanta perché lo conosceva dai tempi di Palermo e Roma. Ha spinto tanto per prenderlo".

Credevate di poter vincere lo scudetto?
"Ero sicuro di vincere lo scudetto nella passata stagione, era anche un'idea da trasmettere. Mi è successo anche da calciatore. Con Ancelotti ad esempio mettemmo in giro l'idea di vincere la Champions League. Idem con Zaccheroni lo scudetto. Io sono un grande sognatore ed a volte è la base per arrivare al risultato massimo. Ero certo che ci poteva essere la possibilità di vincere lo scudetto, perché so cosa valeva la squadra. Lo dissi a Natale, prima del mercato invernale dove non avevamo budget. In quel periodo l'Inter prese Gosens, la Juventus Vlahovic. A quel punto venne fuori un piccolo budget ma dissi che non lo volevo perché noi eravamo forti così. Avevamo Kjaer infortunato, Romagnoli fuori e Tomori non al top ma decidemmo di puntare su Kalulu come centrale. Ma anche tutti gli altri sono stati protagonisti. Da Tatarusanu e mio figlio Daniel nel gol contro lo Spezia. Il gruppo in toto era coinvolto, qui è stato bravissimo anche Pioli".

L'approccio con la nuova proprietà di Cardinale.
"Nel dubbio gli ho raccontato la mia storia. Magari era abituato a vedere sport diversi. Anche io avrei fatica a conoscere magari una leggenda del baseball. Cardinale ha energia, ascolta, mi piace molto. L'idea che trasmettiamo è quella della continuità di un club che è stato risanato dal punto di vista economico. Gli obiettivi poi dovranno essere sempre più grandi. Non ci sono promesse da Cardinale, l'unica promessa è quella di una gestione sana. La differenza con il calcio inglese è insostenibile, facciamo le stesse competizioni ma con armi diverse. Noi abbiamo storia ed idee".

Quanto conta Pioli?
"Pioli lo conoscevo perché abbiamo giocato insieme tanti anni fa in Under 21. Da allenatore sprigiona una grande energia, una roba incredibile. Riesce a trasmettere ogni giorno qualsiasi cosa, condivide i nostri progetti e strategie sul mercato. Non vuole alibi, ha fatto crescere anche noi perché è un leader nato. Un normal one. Ed essere normale al giorno d'oggi è un qualcosa di eccezionale. Il rapporto con l'allenatore si è cementato, vuole sapere tutto e non ci teniamo niente dentro. Con il Milan ha trovato l'ambiente per fare vedere quello che è come uomo e come allenatore. A volte tappezza Milanello di frasi, ex compagni, ex allenatori. Sono cose che decide lui. Essendo una persona sensibile capisce come stimolare il gruppo"

L'arrivo di De Ketelaere?
"Prima di lui abbiamo provato a prendere Botman che avrebbe esaurito il nostro budget ed a quel punto avremmo virato su altri ruoli ma prendendoli in prestito. Tuttavia poi abbiamo scelto a tutti i costi questo calciatore perché è giovane ed è forte. Certo, ci vuole tempo per vederlo al massimo. Un 2001 non è ancora pronto per farsi carico di un club come il Milan. Abbiamo ben chiare quelle che sono le strade per fare crescere i nostri giovani. Ma su di lui abbiamo pochissimi dubbi"

Le strategie per il futuro.
"Abbiamo opinioni diverse con Pioli sulle strategie e sul futuro e su cosa c'è bisogno. Non tanto sui nomi ma sui profili. Tanti giocatori che sono arrivati non li conosceva ad esempio. Abbiamo comunque l'idea di cosa c'è bisogno a livello di caratteristiche. Ad esempio Botman e Tomori sono abbastanza diversi. In momenti diversi c'era bisogno sia dell'uno che dell'altro poi strada facendo le cose e le strategie possono cambiare".

Il prossimo obiettivo è l'attaccante giovane?
"Prima dobbiamo capire come va questa stagione. Ci può stare, ma dobbiamo osservare come andrà l'annata".

Il torno di Ibrahimovic?
"Sa che il suo recupero è difficile, quando gli abbiamo proposto il rinnovo abbiamo detto che lui doveva considerarsi un calciatore a tutti gli effetti. L'obiettivo è quello di rientrare nella seconda parte della stagione ed essere determinante. L'anno scorso quando stava bene lo è stato. Di motivazioni non ne parlo nemmeno perché ne ha tante. Non si deve preoccupare, ha ansia nel pensare a quando smettere. Cosa farà poi? Lu fa Zlatan. Quello è il suo ruolo".

Il derby e San Siro.
"Per me il derby con l'Inter è di grande rivalità ma di grande rispetto. Milano insegna questo: rispetto per gli avversari. La vivo in maniera serena, la Milano e vincente con entrambe. Poi naturalmente è chiaro che è la partita più sentita. Però giocatori e dirigenti devono avere sempre equilibrio nell'affrontare questa rivalità. Lo stadio? La convivenza è andata bene. Ci siamo divisi luoghi e trofei, non è assolutamente un problema condividere uno stadio. Certo, nella storia della mia famiglia il Meazza è un luogo pieno di ricordi. Ma poi mi chiedo se vogliamo vivere di ricordi o andare avanti. Dobbiamo creare qualcosa che ci renda competitivi come uno stadio nuovo".

Le offerte dalle big?
Abbiamo detto ad alcuni club stranieri di non presentarsi nemmeno al tavolo delle trattative. Riferimento a Theo Hernandez? Lo avete detto voi (ride). I giocatori più forti noi vogliamo tenerli anche se giocatori incedibili non ce ne sono più a determinate cifre. Il giocatore che sogno di poter prendere? Il discorso non mi piace perché sono molto realista e so quali sono le nostre possibilità. Quelli che voglio prendere spero di prenderli"

Il prossimo sogno da dirigente?
"Il bene del club e personale, perché se le cose vanno bene sta bene anche mia famiglia. Paul Singer è venuto due volte a vedere la partita. Mi ha detto che è rimasto impressionato dal fatto che attraverso il nostro lavoro possiamo dare felicità. Lui ha visto il derby e la partita contro il Sassuolo, cioè il meglio. Però ha ragione. Vedere la gente felice e dare felicità è un piacere grande".

Quanto è forte Maignan?
"È fra i primi tre portieri al Mondo. Giudizio soggettivo, ma ha grande capacità di calciare con entrambi i piedi e riesce a fare girare bene la palla anche meglio dei nostri centrali. Ha caratteristiche uniche. Portiere moderno che è ambizioso ed ha voglia di arrivare e migliorarsi".

Chi vincerà il campionato?
"Il campionato è strano, nessuno di noi ha chiaro cosa accadrà perché è comunque particolare vista la sosta per il Mondiale. Dipenderà tanto da cosa riusciremo a fare in Champions League. Sul mercato io credo che questa squadra sia più forte di quella della passata stagione. Non ho la sicurezza di poter vincere anche quest'anno ma vogliamo provarci assolutamente".

Le difficoltà di Inter e Juventus?
"Succede. Può succedere. L'Inter comunque l'anno scorso ha fatto una grande stagione. Però voglio pensare a noi, anche capendo i momenti di difficoltà altrui che possono starci".

Ci sono state delle difficoltà nell'impostare il progetto Milan?
"Ci sono state delle difficoltà nell'impostare questo progetto. Ai calciatori bisognava parlare di un progetto comunque credibile e vincente. Poi io mi sento garante del tifoso milanista, io questa cosa la sento profondamente. Ho le radici in questo club da quando mio padre era calciatore del Milan negli anni '50, dal giorno del mio provino a Linate, dalla prima volta che potrai i miei figli ad allenarsi a Milanello. A 16 anni mi sono ritrovato ad essere uomo, capisco dunque le difficoltà che possono incontrare i ragazzi ed i calciatori giovani di oggi. Per questo voglio supportarli".

La partita chiave dello scorso scudetto è stato il derby contro l'Inter nel ritorno?
"Lì si affermò Giroud, che è un campione ed un professionista esemplare. Lavora duro, è uomo squadra, è un campione. E nei momenti difficili viene fuori il campione. In quella partita diversi ragazzi sapevano che era la gara giusta per raggiungere un sogno. Era il momento che bisognava sfruttare. E il risultato poi è arrivato".

Nel Milan protagonista anche suo figlio Daniel.
"Daniel a volte ha sofferto il peso del cognome: non è piacevole e non è la forma migliore per svilupparsi. Anche l'altro mio figlio è consapevole di tutto questo ma hanno scelto di fare il loro percorso. Sono adulti e maggiorenni, è giusto che sia così. Mio padre Cesare e mia madre avrebbero goduto del fatto che ho avuto successo anche da dirigente. Sarebbe stata una gioia immensa ma sicuramente hanno visto tutto".

Cosa manca di suo padre?
"Manca tanto, manca anche mamma. Negli ultimi anni papà si è goduto di più me ed i suoi nipoti. Nella quotidianità manca, chi non ha più i genitori può capire. Però lo sento accanto a me, nei prossimi giorni a lui sarà intitolata una tribunetta a Milanello. Il suo ricordo è sempre vivo".

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