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Che fine ha fatto ... Nicolò Corticchia, dalla Juventus all'Eccellenza

Che fine ha fatto ... Nicolò Corticchia, dalla Juventus all'EccellenzaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
mercoledì 9 giugno 2021, 08:41La Giovane Italia
di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro

Nuovo appuntamento della rubrica “Che fine ha fatto…”, un viaggio alla riscoperta dei talenti transitati dalle pagine dell'Almanacco de La Giovane Italia nell'anno che segna la sua decima edizione. Oggi ci fa compagnia è Nicolò Corticchia, centrocampista classe 1993 prodotto del settore giovanile della Juventus, presente nella prima edizione del nostro Almanacco. Chi ci ricordava? Edgar Davids.

Ciao Nicolò, come è stato crescere in un settore giovanile esigente come quello della Juventus?
"I miei primissimi anni nel calcio li trascorsi in una società dilettantistica torinese. All’età di 7 anni circa mi si presenta l'occasione di andare sia al Torino (che era più insistente) che alla Juventus. I miei genitori scelsero i bianconeri e da quel momento inizia il mio percorso. Fu un viaggio lungo culminato con le annate in primavera e l’emozione di andare in panchina in Serie A contro il Milan. La Juventus è una società che dà estrema importanza all’educazione, ti insegna il rispetto delle regole e ti fa crescere molto a livello umano. L’istruzione è sempre stata considerata fondamentale per lo sviluppo del ragazzo e ricordo ancora che, fino ad una certa età, veniva richiesta la pagella e chi andava male a scuola non veniva convocato. A loro devo molto perché non ho avuto mai problemi di ambientamento una volta uscito fuori. Tra i miei compagni ho stretto un buon rapporto con Leonardo Spinazzola, Francesco Margiotta (ora al Chievo) che conosco sin da bambino ed anche Andrea Schiavone, neopromosso in Serie A con la Salernitana".

Quali sono state poi le tappe fondamentali della tua carriera?
"L’ultimo anno con la Juventus sono andato in prestito alla Carrarese per 6 mesi in Serie C per permettermi di assaporare l’aria del professionismo lontano da Torino. L’anno successivo il passaggio in Serie B al Vicenza, palcoscenico importante nel panorama calcistico che mi ha permesso di confrontarmi con squadre importanti e giocare in stadi altrettanto importanti. È una piazza che mi ha dato tanto. Inoltre ricordo con piacere l’esperienza al Como culminata con la vittoria del campionato di Serie C. Quell’anno partii molto bene ma fui fermato da un infortunio alla caviglia che mi costrinse ai box per 2 mesi".

Hai mai avuto modo di indossare la maglia azzurra della Nazionale?
"Ho partecipato ad alcuni stage con la Under17 di mister Evani, però quella è stata l’unica occasione in cui mi sono avvicinato alla Nazionale. Di fatto non ho mai esordito, però sarebbe stato molto bello farlo e prendere parte a partite importanti".

Quali sono le ultime tappe della tua carriera finora?
"Attualmente gioco al Chieti in Eccellenza Abruzzese, scegliendo di scendere di categoria dopo le ultime stagioni. In particolare, dopo la retrocessione con il Fondi, annata in cui ho disputato 26 partite da trequartista segnando anche 4 gol, ho scelto di ripartire dalla Serie B slovena senza però trovare il feeling giusto.
Quest’anno ho iniziato la stagione alla Vigor Lamezia, società calabrese in Eccellenza, per poi trasferirmi a Chieti prima della nuova ripresa dei campionati. In entrambi i casi ho trovato società ambiziose, con tifoserie calorose e attualmente siamo in vetta al campionato con un buon vantaggio sulla seconda (+8 sul L’Aquila a quattro giornate dal termine)".

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
"Da due anni ho conseguito il patentino da allenatore UEFA B e mi sto concentrando per potere intraprendere questa carriera una volta smesso di giocare. Per il momento mi limito, insieme ad un mio amico, a svolgere allenamenti personalizzati ai bambini durante l’estate. In questo modo posso trasmettere a loro ciò che mi è stato insegnato, ma soprattutto ritengo essenziale lasciarli liberi di divertirsi senza riempirli di eccessivi input quando sono ancora piccoli. Per il futuro mi piacerebbe aprire una mia scuola calcio a Torino, necessariamente con me in zona per gestirla in prima persona, e magari contemporaneamente allenare una prima squadra".

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